Giner

Roby Marton Gin: un amore che non finisce mai

Flavio Orlando
May 2, 2018

Metti una sera in balera, un gin tonic, i segreti di Roby Marton Gin ed ecco che è subito amore, fra un ballo e un altro...

“Compro il pane, un po’ di fettine, l’insalata e poi che altro? Ah, ho finito il caffè, prendo anche quello”, ragionava rallentando e guardando in alto a sinistra.

“Poi lo aspetto a casa con il pranzetto pronto.” Lo amava tanto, anche se si frequentavano da poco. Era cresciuto tutto molto in fretta e neanche se n’erano resi conto. Lei era fantastica, sempre attiva, pronta a buttarsi in nuove cose, curiosissima. Lui anche sapeva il fatto suo, lunga esperienza nel campo dell’investigazione e nella polizia, un certo appeal da uomo di un tempo, un grande ballerino. “Come balla bene.” Diceva tra sé assorta mentre la commessa del fornaio le ripeteva per la terza volta se volesse qualcos’altro.

Questo è per i nipotini?

“E questo è per i nipotini?”, chiese la commessa indicando la bottiglia di Roby Marton Gin che spuntava da un sacchetto intorno all’avambraccio.

“No, è il suo preferito.” Le rispose sorridendo e mostrando tutti e trentadue i denti della protesi.

Si erano conosciuti in una balera, poco tempo prima, lei appena compiuti ottant’anni, lui solo un anno di più, anche se ne dimostrava almeno settantacinque.

Illustrazione di Flavio Orlando

“A te piace il gin tonic?”, le aveva chiesto porgendole la mano con tre anelli d’oro invitandola a ballare, quella prima volta.

“Gin e gazzosa vorrebbe dire?”, lo guardò leggermente imbarazzata, di tanta intraprendenza e soprattutto di tanta confidenza non richiesta.

“Ahahahahah!! No no…parlo di gin e acqua tonica. Per piacere diamoci del tu, mi pare l’occasione giusta oggi.”

“Lei forse esagera. Comunque non ho mai bevuto gin e acqua tonica. Però potrei provare.”

Allora lui andò verso il bar della sala, passò dietro il bancone (era veramente di casa lì) e prese dal frigo una bottiglia di Roby Marton Gin, due bottigliette di tonica, due bicchieri, del ghiaccio e mise tutto su un vassoio di latta che portò al tavolo da lei.

Illustrazione di Flavio Orlando

“So ballare,” spiegava mentre versava il gin, “perché quando facevo le pulizie al commissariato, per quarant’anni, mi portavo una radio e ballavo con lo scopettone, mi allenavo quando non mi vedevano, cioè sempre.” Le lanciò un’occhiata intensa, di chi sa quello che dice. Fece una piccola pausa, calcolata, sembrava un copione recitato benissimo, ma pur sempre recitato.

“Sai, questo gin, il Roby Marton, è un gin misterioso.” Alzò lo sguardo dalla bottiglia e cercò di trafiggerla con gli occhi azzurri. “Sappiamo che il nome del gin è quello del suo produttore, e che ha origini venete. Lo fanno in una distilleria di Bassano; Marton però segue personalmente passo passo ogni fase della produzione.” Si alzò in piedi, era chinato, e le ginocchia scrocchiarono molto forte, una leggera espressione di dolore si dipinse sul suo volto.

“E sai come lo fanno?” Chiese lei divertita e curiosa.

“Speravo me lo chiedessi.” Versò la tonica, fece cin cin con il bicchiere di lei e bevve. Poi partì una musica un po’ energica e proveniente da epoche molto remote, da ere passate. Lui si mise a ballare agitando il braccio destro e mostrando il completo elegantissimo e pulito, infilandosi dopo una giravolta il paio di occhiali da sole che aveva nel taschino.

Illustrazione di Flavio Orlando

Si avvicinò a ritmo di musica. “È a doppia distillazione, prodotto con alcol di cereali e acqua di fonte. Prima con alambicco discontinuo e poi…” Altra piroetta…come ballava bene. “…poi rifinito con infusione a freddo!”

Lei era estasiata, cioè lei fingeva benissimo di essere estasiata. “E cosa ci mettono dentro? Cioè come si fa?”

Lui si fermò, camminò verso di lei come un gallo colorato e le disse all’orecchio, scandendo ogni parola una per una alitandole fresca menta nel naso: “le botaniche, cioè gli ingredienti che usano, sono: cannella, chiodi di garofano, frutti rossi, ginepro, pepe rosa, radice di liquirizia e scorza di arancia e limone.” Si allontanò e la guardò negli occhi, nonostante le cataratte c’era ancora il colore intenso di un tempo che s’intuiva e lanciava scintille verdi nell’aria.

“Dopo se vuoi andiamo a farci una passeggiata, c’è un cantiere qui vicino.” Lei glielo disse guardandolo proprio nell’azzurro intenso dei suoi bulbi.

“L’idiota si è scordato rafano, semi di anice e zenzero. Ma passa comunque.” Pensò la signora, che era ben esperta di gin e che considerava il Roby Marton uno dei fiori all’occhiello dell’Italia dei gin. “Non gli chiedo altro perché se mi sbaglia la tonica da abbinare non penso gli farò vedere la collezione di calamite che ho a casa.”

Uscirono dalla balera quel pomeriggio di tre mesi prima vicini, con le mani che si sfioravano. Più che il ballo di lui a far nascere la loro storia fu l’amore per questo gin.

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