La Gin Guild non solo denuncia le violazioni, ma è anche disponibile a fornire a consumatori e produttori informazioni corrette in modo rapido e preciso ed è in questo modo che porta avanti l’obiettivo di proteggere i suoi membri. Secondo Cook ciò è necessario proprio per via del grande successo mondiale del gin, categoria che ha saputo attirare molti consumatori, crescendo rapidamente anche grazie a tanti piccoli produttori, alcuni dei quali sono riusciti a raggiungere i player più grandi. Ciò è meraviglioso, ma implica anche una dura competizione e quindi il bisogno di promuoversi e differenziarsi dagli altri, quindi alcuni si sono buttati nella categoria per cavalcare l’onda e senza alcun interesse nel proteggere la categoria stessa a lungo termine. Da qui la mancanza di scrupolo nel proporre come gin prodotti che non lo sono e nel confondere i consumatori fornendo false informazioni su contenuto, provenienza e caratteristiche del prodotto.
Le aree più problematiche sono quelle delle alternative a bassa gradazione o analcoliche e quella dei gin liqueurs. Cook precisa che è giustissimo e bellissimo che esistano questi prodotti, ma afferma con veemenza che non possono in alcun modo riportare in etichetta giochi di parole che li riconducano al gin perché il gin è definito per legge un distillato con una gradazione superiore al 37,5% vol.
Cook conclude con un avvertimento: “Rifare un brand è costoso e può causarne la fine, quindi chi infrange le regole non deve pensare di poterla passare liscia come ora, deve essere fermato e costretto a ribrandizzarsi: see it, report it, make it sorted”.