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In viaggio con ilGin.it: gli Inuit e la tundra selvaggia

Vanessa Piromallo
March 1, 2017

Siamo all'ultima tappa del viaggio sensoriale de ilGin.it e conviene coprirsi bene! Voliamo in Canada dagli Inuit con Ungava Canadian Premium Gin

Siamo giunti all’ultima tappa che ci porta nuovamente oltreoceano, in Canada. Abbiamo esplorato le piantagioni di caffè della Colombia con Colombian Aged Gin. Ci siamo mangiati una bella pasta cacio e pepe di fronte al Colosseo con il romano VII Hills. Abbiamo navigato sul Tamigi con l’inglese London n.1. Ci siamo persi nella Valle della Loira, in Francia, con Generous Gin. Oggi scopriamo una civiltà poco nota ma dal grande fascino, gli Inuit e il loro Ungava Gin.

In questa tappa bisogna coprirsi bene: andiamo a -50°C!

Ricordatevi che tutti i gin del viaggio sensoriale de ilGin.it sono in sconto su GinShop: se volete provare con noi l’emozione di un’avventura nel mondo del gin non perdetevi questa occasione unica! In appena 24 ore potete ricevere direttamente a casa i vostri gin e partire subito per mete esotiche con i sapori e i profumi del gin.

Oggi andiamo in Canada, ma non parliamo delle città né delle foreste, bensì delle regioni selvagge a nord del Quebéc e vi avvertiamo che questo viaggio sarà molto freddo! Parliamo infatti degli abitanti della tundra, dove durante gli inverni lunghi e rigidi le temperature raggiungono anche i -50°C e nelle breve estati non superano i 10°C. A riuscire a sopravvivere in condizioni così estreme sono gli Inuit, uno dei due gruppi, assieme agli Yupik, in cui si dividono gli Eschimesi (ma non amano essere chiamati Eschimesi). I loro territori sono praticamente privi di alberi, poiché il terreno è quasi perennemente ghiacciato, eppure sopravvivono grazie alla loro resistenza e alla grande abilità nella produzione di attrezzi e utensili. Vivono principalmente di caccia e pesca e, fino agli anni ‘70, abitavano nelle famose igloo, le casette a cupola fatte con blocchi di ghiaccio.

Ecco alcuni fatti interessanti sul popolo degli Inuit: per loro il concetto di possesso o di proprietà privata è sconosciuto, le comunità si aiutano a vicenda e nessuno possiede nulla. Non esistono capi, le persone si autogestiscono e non riescono a capire bene le nostre strutture politiche che impongono regole sulla vita degli altri. I bambini, infatti, crescono liberi e privi di inibizioni, senza conoscere il concetto di punizione o castigo. Gli Inuit amano cacciare soprattutto gli animali marini come foche, trichechi e balene, anche se i moderni divieti che proteggono queste specie stanno minando la loro cultura e le tradizioni. Un altro fatto interessante è che nella lingua degli Inuit esistono tantissime parole diverse per indicare la neve e sanno riconoscere moltissime sfumature di bianco, ognuna delle quali viene indicata con una parola specifica.

Una cosa che in pochi sanno è che sei rare botaniche che vengono distillate nel Ungava Gin crescono nelle zone Artiche ai confini con la Baia di Ungava e vengono raccolte a mano proprio dagli Inuit. Ungava Canadian Premium Gin, infatti, mantiene un legame molto forte con la sua terra d’origine e il brand contribuisce alla tutela della popolazione locale. Il profondo collegamento fra il gin e gli Inuit è sottolineato dalla scritta sull’etichetta con i caratteri della loro lingua.

Ungava Gin si distingue subito da tutti gli altri per il caratteristico colore giallo dovuto all’infusione di alcune erbe in seguito alla distillazione, che avviene con metodo classico. Se il suo aroma è abbastanza classico, al palato invece stupisce con note inizialmente quasi aspre, che lasciano spazio a sentori floreali per poi far emergere potentemente le note del ginepro. Il sapore persiste a lungo in bocca, con note amare e appena secche che però lasciano un retrogusto più secco e velatamente balsamico. Anche se dalla descrizione può sembrare complesso, in realtà si tratta di un gin dai sentori abbastanza classici da poter essere utilizzato con successo in ogni tipo di cocktail a base di gin, anche se un bel gin tonic fresco con una scorzetta di limone e qualche bacca di ginepro è la morte sua.

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