Le bollicine che hanno cambiato la storia del gin

The Gin Lady
May 12, 2016

Dal processo di carbonatura di Jacop Schweppe all’Indian Tonic Water: come nasce l’abbinamento perfetto per il nostro Gin&Tonic

Abbiamo appena chiuso un’esposizione universale in Italia, ma la mia mente torna a quella del 1851 a Londra, la prima di tutti i tempi. Se ne parlava qualche giorno fa, nel corso della Master Class dedicata alla carbonatura con il nostro barman Patrick Pistolesi. Per essere più chiari, si parlava dell’acqua tonica e della sua meravigliosa storia.

Ecco, tornando all’Expo parigino, immaginate torme di signori e signore in abiti d’epoca vittoriana, che arrivavano da tutto il mondo con le loro carrozze, per visitare questa meravigliosa esposizione in una struttura eretta per l’occasione. Si trattava del Crystal Palace, all’ingresso del quale era stata installata una fontana che dispensava acqua tonica. Si calcola che quell’esposizione venne visitata da 6 milioni di persone (e all’epoca non esistevano certo gli aerei!) e che siano state vendute 1 milione di bottiglie di Schweppes in quell’occasione. Non a caso, tuttora, nel marchio della famosa tonica si può vedere una fontana disegnata.

Sempre la storia racconta che questa tonica porti il nome di tale Jacop Schweppe, un tedesco che faceva l’orologiaio a Ginevra e che si divertiva a fare l’inventore nel tempo libero. È a lui che si deve l’invenzione della cattura e l’imbottigliamento delle bollicine, datata 1783.

Nella storia del gin, un’importante parte l’ha avuta una certa bevanda frizzante…

Anche storicamente, il miglior complemento a un ottimo gin e un'altrettanto ottima tonica

Anche storicamente, il miglior complemento a un ottimo gin e un’altrettanto ottima tonica

Ben presto la sua bevanda analcolica e frizzantina si impose come presidio medico, salvo poi passare velocemente ai salotti buoni. L’acqua con le bollicine piaceva ai nobili per due ottimi motivi: quel friccichio divertente da un lato e dall’altro la sicurezza di bere un’acqua che era stata bollita e imbottigliata, in tempi in cui l’acqua potabile era un miraggio. Fra gli affezionati consumatori di acqua tonica, gli stessi esponenti della famiglia reale britannica, grazie al favore mostrato dalla Duchessa di Kent e dalla Principessa Vittoria (siamo al 1936) e all’autorizzazione alla fornitura concessa da Re William IV.

Mister Schweppe era uscito ben presto dalla società, tuttavia il suo nome è rimasto impresso ed è arrivato fino ad oggi come brand. Quel che è cambiato è la ricetta della sua acqua effervescente, a cui si è aggiunto il chinino che tuttora è un aroma caratteristico delle toniche che siamo abituati ad abbinare al gin. Per raccontare l’unione con questa botanica, bisogna lasciare però i salotti aristocratici del Vecchio Continente con le tazze da tè e i pasticcini e pensare alle colonie, alle anguste traversate via nave, alle scorte d’acqua tonica che venivano trasportate in barrique per settimane, salvo poi diventare ricettacolo di malattie di ogni sorta. Senza contare le malattie che si trovavano nelle stesse colonie, fra cui la malaria. Qualcuno, ma non si sa chi, ebbe la buona idea di rispolverare le scoperte scientifiche fatte da un gesuita di nome Bernabé Cobo che nel Seicento aveva esplorato Perù, trovandovi queste bacche medicamentose, che riportò in Europa, dove vennero studiate e riconosciute per le loro proprietà antipiretiche, antimalariche e analgesiche. Peccato che per crescere le piante di chinino abbiano bisogno di un ambiente freddo e un clima particolare come quello delle Ande. Bocciata l’Europa, qualcuno provò a farle crescere in India con un buon successo.

È così che nasce la leggendaria Indian Tonic Water: acqua tonica, chinino, lime e gin per minimizzare il gusto amaro e il gioco è fatto. Il lancio ufficiale avvenne nel 1870, ma ancora era una grande novità nel 1900, quando a Parigi si tenne un’altra Esposizione Universale, in cui l’acqua tonica vinse medaglie d’oro, d’argento e di bronzo. Si calcola che l’Expo di Parigi fu visitata da 50 milioni di persone. Erano gli anni delle portentose scoperte come il cinematografo dei fratelli Lumiere, delle mastodontiche opere pubbliche come la Gare d’Orsay e la prima metropolitana, del passaggio verso l’Art Nouveau che ha fatto di Parigi la meraviglia che è tuttora. È ripensando a tutte queste meraviglie, che mi vien voglia di farmi un Gin&Tonic.

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