La cabina degli ufficiali risplendeva dorata nella pece, luci calde e grida chiamavano una festa, la grande cena proposta dal capitano. Gran lavoro per il cuoco e i suoi assistenti, la tavola imbandita da una tovaglia bianca di raso, lampade ad olio oscillanti nell’aria che era pregna dei più svariati profumi: minestra di manzo all’angelica, arrosto con mandorla spagnola e la sua salsa, timballo di vitello con cassia cinese e cannella del Madagascar, torta di arance di Siviglia, confettura di limone, liquirizia spagnola da masticare. Visi rubicondi, risate, la gioia del momento, un violino d’accompagnamento che stonava a ogni onda di troppo, provocando ilarità generale e brindisi.
La notte non entrava in quell’alcova bollente, stemperata da Sipsmith V.J.O.P. & Tonic che il capitano serviva ai suoi commilitoni. E quando apriva una bottiglia eseguiva il test. Perché fosse il gin per la Royal Navy – e non annacquato da furbi mercanti o da truffaldini fornitori – doveva passare la prova della polvere da sparo. Miscelato un poco di gin con la polvere, questa doveva comunque accendersi, grazie alla maggiore quantità di alcool contenuta rispetto a gin normali. La fiammata veniva sempre accolta da un clamore generale, colpo di violino e bicchieri che tintinnavano leggiadri e sicuri.
La nebbia era su Londra, il veliero scomparso ma le grida della festa ancora echeggiavano nella sua testa. Prese un sorso di Sipsmith V.J.O.P. & Tonic e ne assaporò l’equilibrio del gusto speziato. “Eppure non si sente quel carico alcolico,” disse tra sé. “È perché in distilleria sono generosi con la quantità di ginepro, tre volte il normale”. Una seconda voce lo spaventò, si girò e vide al tavolo di casa sua un uomo in uniforme da capitano della Royal Navy, ammiccante e settecentesco. “Facciamo la prova della polvere sa sparo?” La mano alla bottiglia, un po’ di polvere sul tavolo con una scatola di fiammiferi accanto. Lo sguardo del capitano era intenso, deciso, ma senza stridori, senza aggressività, come questo gin.