Quali botaniche avete selezionato?
In generale volevo poche botaniche. C’è la lavanda perché il 24 giugno si festeggia San Giovanni, il patrono di Cesena, regalando mazzetti di lavanda e grano. Poi c’è la santolina che ci è stata consigliata dal master distiller per dare una nota amara al gin e che di solito è usata come pianta ornamentale, ma può essere utilizzata anche per tisane ed infusi. Visto che la Romagna non si distingue per gli agrumi, ma in un gin classico come lo immaginavo io la nota agrumata ci vuole, abbiamo scelto l’erba cedrina o erba luigia (la lemon verbena). Il ginepro invece non viene dalla Romagna, anche se può crescere nella regione, perché in distilleria ci hanno consigliato quello toscano che è tra i migliori al mondo.
Come avete fatto ad aggiungere il sale?
Abbiamo visto che mettendo il sale di Romagna nell’alambicco assieme alle botaniche non si otteneva un risultato ottimale, quindi lo abbiamo aggiunto all’acqua con la quale il gin viene portato alla gradazione desiderata. Sono contento del risultato perché, proprio come volevo, il sale esalta i sapori esattamente come fa in cucina. Emerge chiaramente quando il Gin Primo viene bevuto da solo, ma è nella miscelazione che dà veramente il massimo.
Quanto tempo avete impiegato per sviluppare il prodotto?
C’è voluto circa un anno e mezzo e svariate prove. All’inizio il gin era troppo salato, poi troppo poco; poi troppo amaro eccetera. ma alla fine abbiamo raggiunto il bilanciamento perfetto.
Anche il packaging della bottiglia è molto curato, come lo avete creato?
L’etichetta è stata disegnata da Monica Zani, un’illustratrice di Faenza. Ci ha fatto alcuni disegni ad acquerello e abbiamo scelto quello che ci piaceva di più. Ho apprezzato molto l’idea dell’acquerello perché è comune nelle etichette dei vini e delle grappe, ma molto meno in quelle dei gin.