E così, man mano in tutto il mondo, i produttori di gin si sono moltiplicati esponenzialmente. Basti pensare che in Italia siamo passati da una produzione nulla a inizio 2000 a centinaia e centinaia di brand (un migliaio contando anche le produzioni più piccole e limitate). E il gin ha cominciato a essere prodotto ovunque, anche in Asia, Africa e America Latina, conquistando sempre maggiori fette di mercato anche dove questa moda ha impiegato più tempo a prendere piede, come per esempio negli Stati Uniti.
Il governo inglese capì immediatamente il potenziale di questo business e nel 2015 iniziò a incentivare l’apertura di distillerie di gin in UK con l’obiettivo di rendere l’esportazione di quest’ultimo ancora più profittevole di quella del whisky. Il vantaggio del gin è che è più “facile” da fare rispetto ad altri distillati e, non dovendo essere invecchiato, permette un più immediato ritorno dell’investimento rispetto al whisky che deve rimanere in botte per anni prima di poter essere commercializzato. Non è infatti un caso se le distillerie inglesi sono aumentate esponenzialmente di anno in anno arrivando a oltre 560 nel 2020. Anche in Italia dapprima i produttori già esistenti hanno cominciato a fare anche gin e poi di anno in anno nuove distillerie di gin sono state aperte, di cui la prima è Peter in Florence, entrata in funzione a Firenze nel 2017.
I fattori che distinguono la contemporanea Gin Craze da quella del passato sono moltissimi. Innanzitutto si tratta di un fenomeno globale. Poi si caratterizza per un’estrema cura del branding, del packaging e del marketing dei prodotti, con investimenti considerevoli in ognuno di questi aspetti da parte dei grandi player ma anche di molti piccoli produttori. Ma l’aspetto forse più interessante è proprio lo spirito di innovazione e ricerca che ha dato vita a centinaia di migliaia di gusti differenti, utilizzando botaniche di ogni tipo, in certi casi anche di origine animale, e diversi metodi di produzione, talvolta inventandone di nuovi. Questo fermento è meraviglioso, ma ha anche creato una grande difficoltà nello stabilire quali siano i limiti della categoria e cosa possa essere chiamato gin e cosa no.
La moderna Gin Craze ha indubbiamente rivoluzionato il mondo del bar e l’approccio dei consumatori verso gli alcolici. Anche il più piccolo bar di paese oggi offre prodotti premium e in tutti i bar si trovano sempre più spesso carte dei cocktail estremamente curate. Gli spazi dedicati al gin in negozi e supermercati sono sempre più ampi e, nonostante i cattivi pronostici di alcuni, la crescita del mercato del gin non sta minimamente accennando a fermarsi.
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