A lezione di gin con Dom Costa

The Gin Lady
May 5, 2016

L’ambassador di Velier ci porta alla scoperta di sensazioni nuove, attraverso l’assaggio dei semilavorati che compongono un gin

Prendi un gin e scomponilo. È questo il divertente gioco che ci ha fatto fare Dom Costa nell’ultima Master Class al The Gin Corner. Premessa, per i pochi che non lo sapessero già, Dom Costa è ambassador Velier e in particolare nella serata a lui dedicata ha parlato di Hendrick’s, un gin che si presta particolarmente bene a questo gioco: è l’unico che viene distillato attraverso due diversi alambicchi, un Bennet e un Carter-head.

Il primo ci impiega 36 ore per dare il suo prodotto finito, il secondo 12. Per questo un paio d’anni fa in distilleria è entrato un secondo Bennet, amichevolmente ribattezzato Derrick per distinguerlo dal primo, che aiuta a riequilibrare i tempi di produzione degli alambicchi. Mentre i primi due sono macchinari antichi, per avere Derrick hanno dovuto pregare un vecchio artigiano scozzese, che inizialmente non aveva alcuna intenzione di costruirlo: lo hanno convinto promettendogli una fornitura vita natural durante di gin.

La scomposizione di Hendrick’s gin con Dom Costa… solo nelle masterclass di The Gin Corner!

Dettagli dei percorsi svolti da Dom Costa nella decostruzione dell'Hendrick's
Dettagli dei percorsi svolti da Dom Costa nella decostruzione dell'Hendrick's

Dettagli dei percorsi svolti da Dom Costa nella decostruzione dell’Hendrick’s

Aneddoti divertenti a parte, torniamo alla teoria. La differenza fra i due alambicchi è la seguente: nel Carter-head l’alcol di cereali (“non più di 450 litri perché la master distiller ha deciso così!”) viene mischiato con acqua a 55 gradi e passa per un cestello in cui si trovano i botanical, tutti eccetto il cetriolo e la rosa bulgara che si aggiungono solo alla fine.

Le botaniche nel cestello sono stratificate mettendo prima quelle a grana più grossa e alla fine quelle più sottili, come la radice di angelica che è in polvere. Nel Bennet, invece, i botanical vengono lasciati in immersione. Solo una volta mescolati i prodotti dei due alambicchi, si aggiungono le essenze di cetriolo e di rosa. Chicca sulla rosa: occorrono 50 quintali di petali di rosa raccolti all’alba, quando hanno ancora la rugiada su, per fare un litro di essenza.

Fin qui siamo ancora su percentuali di alcol altissime, quasi puro, come ultimissimo passaggio si porta a 44° aggiungendo acqua, in modo che sia più godibile e sia pronto per il nostro Gin&Tonic. Nella nostra degustazione step-by-step, Dom ha fatto assaggiare prima il prodotto finito del Bennet, poi quello del Carter-Head e infine l’Uncut, ovvero la miscela dei due distillati precedenti, più l’aggiunta di essenza di rosa e cetriolo. Tutti e tre, però, erano a oltre 70°, fortissimi, così Dom ha suggerito di aggiungere acqua per riequilibrarli e farli aprire al naso: una scoperta!

Piccola curiosità: secondo la personale esperienza di Dom che propone di frequente queste degustazioni (solitamente a un pubblico non di neofiti, ma di esperti di settore), tutti affermano di preferire il distillato del Bennet. Da lì la domanda, apparentemente sciocca: perché non provare a commercializzarlo?

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