Un posto dove, afferma Lotti senza mezzi termini “se andavi in giro con una corona in testa nessuno faceva caso a te”. Tranne le spie, evidentemente, visto che a quanto pare in tempi di Guerra Fredda ne giravano parecchie nella località svizzera. C’era perfino un bar in una località vicina a Losanna che era notoriamente frequentato dalle spie. Un posto dove il bartender dopo qualche anno si è stufato perché nessuno dava mai confidenza, i cui clienti a stento parlavano fra di loro, anzi a stento parlavano proprio, pur conoscendosi perfettamente.
Non a caso, la leggenda di James Bond e del Martini nasce proprio da frequentazioni come quella del Beau Rivage del suo scrittore Ian Flaming. E di scrittori e di spie ne ha conosciuti parecchi il bravo Mauro Lotti. Quanto agli scrittori ha raccontato di Somerset Maugham, che una volta all’anno andava al Beau Rivage per le sue cure geriatriche, accompagnato dal suo assistente, che a quanto pare era anche il suo amante, che poco prima di morire lui stesso adottò, spegnendo le mire ereditarie dei suoi parenti. Detta così sembrerebbe un uomo altruista, ma secondo Lotti era una persona di rara cattiveria: “il più cattivo, il più vendicativo”, dice il barman. Ma un fondo di simpatia doveva esserci, se consideriamo che era un grande bevitore di Martini ed è a lui che si attribuisce realmente il leggendario “shaken not stirred” di James Bond.