Giner

Nord e Sud - Canaïma Gin e Harahorn Gin

Paolo Topa
October 11, 2019

Un gin Venezuelano, Canaima Gin, e uno Norvegese, Harahorn Gin a confronto: come gli antipodi del mondo incidono nella territorialità del distillato?

Ormai la diffusione totale della produzione di Gin è un dato di fatto: ogni nazione, regione e territorio cerca di esprimere la propria essenza attraverso la caratterizzazione del proprio prodotto e non c’è dubbio che il consumatore finale apprezzi questo tipo di approccio. Ma siamo certi che gli sforzi in questa direzione siano sempre e comunque premiati? È sempre opportuno spingere al massimo la territorialità per conferire a un Gin la giusta impronta? Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda assaggiando due prodotti fatti agli antipodi del mondo e fortemente caratterizzati dal territorio nel quale nascono: Canaïma Gin (Venezuela) e Harahorn Gin (Norvegia).

Foto: Paolo Topa

Canaïma Gin viene prodotto nella foresta amazzonica, da dove provengono ben 10 delle 18 botaniche utilizzate, una delle quali raccolta nel territorio di Lara dove sorge la distilleria. La bottiglia esprime un forte carattere sudamericano, vicino a un immaginario incontaminato e aborigeno. Sembra ci sia un cordone ombelicale molto forte tra la terra di origine di questo Gin e il distillato stesso ed è sufficiente portare al naso un bicchierino da degustazione per capirlo: il naso è fruttato e sa di tropicale come nessun altro. Ananas, mango, uva spina, ma ci sono anche sensazioni floreali, accanto a un ginepro comunque avvertibile e coprotagonista del disegno aromatico. Al palato c’è grande coerenza con quanto osservato: il tenore alcolico elevato (46%) sostiene un’intensità dolce e secca al tempo stesso con grande persistenza e un lungo finale.

Come provarlo in miscelazione? Decidiamo di dare retta a chi ce l’ha proposto e utilizziamo (nelle proporzioni di 1:2) un soft drink al pompelmo, aggiungendo come garnish un bastoncino di liquirizia e una fogliolina di menta. Quello che ne esce è un cocktail semplicemente perfetto, con un’anima agrodolce e una punta di amaro dovuta alla presenza del pompelmo. Freschezza, acidità e frutta esotica sono la perfetta espressione di questo long drink caraibico a base di Gin.

Poderoso e colorato.

Foto: Paolo Topa

Harahorn Gin segue lo stesso percorso emozionale di Canaïma, ma in direzioni completamente diverse. Qui l’immaginario è del tutto differente, il panorama muta completamente e si passa alle distese ghiacciate norvegesi, dove è ben difficile parlare di vegetazione rigogliosa. Sull’etichetta campeggia un curioso coniglio con le corna, animale a quanto pare leggendario per gli abitanti del posto, assunto a icona per questo Gin in bottiglia da mezzo litro. Ovviamente l’alcol prodotto per Harahorn non poteva che venire dalle patate, ma anche questa volta sono le botaniche autoctone a rubare l’occhio (e il palato): mirtilli locali, rabarbaro e maggiorana selvatica oltre a numerose spezie ed erbe del posto. Nella bevuta liscia si scorge il carattere selvatico di questo gin, quasi boschivo. Anche qui la gradazione è elevata (46%), mentre come da tradizione è il ginepro a guidare le percezioni. Al palato si scorgono i mirtilli e tratti vegetali, ma non immaginatevi un Pink Gin: tutt’altro.

Lo proviamo nel Gin Tonic e anche in questo caso il legame con il territorio emerge in maniera prorompente anche grazie a un garnish che lo completa nel migliore dei modi: uno spruzzo di essenza di bosco sul ghiaccio a fine preparazione. Ci pare quasi di scorgere un fiordo norvegese in fondo al bicchiere e non siamo certi sia solo suggestione.

Selvaggio e profumato.

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