Numerose sono le cover di questo brano da quella della Nitty Gritty Dirt Band alla versione di Bob Dylan che la inserì proprio nell’album discografico Dylan. Tuttavia la versione più struggente e forse più autobiografica nella sua interpretazione è quella resa da Sammy Davis Junior, cantante, ballerino, strumentista, attore, comico poliedrico. La sua vita fu piena di successi, ma la gavetta fu lunga e dolorosa come lo furono gli ultimi anni della sua vita per via di un cancro alla gola. Sammy Davis Jr. era nero, di piccola statura, magro con un problema ad un occhio e quindi ben lontano dagli stereotipi del bel cantante di successo.
Anche se le sue doti e il suo talento erano indiscussi, sfondare per un nero in America in quegli anni (il nostro è nato nel 1925) era quasi impossibile e numerose sono le manifestazioni di razzismo nei suoi confronti che egli ricorderà anche nei propri racconti scritti alla fine della sua carriera e pubblicati postumi. Forse anche per questo motivo maturò in lui ad un certo punto il desiderio di convertirsi all’ebraismo, che vedeva affine alla sua storia di vittima di pregiudizi.
Nonostante i difetti fisici Sammy Davis era però molto affascinante e tante sono le sue conquiste anche di già affermate donne bianche, attrici e cantanti che letteralmente cadevano ai suoi piedi. Ma tali relazioni erano spesso clandestine perché osteggiate dall’opinione pubblica (negli USA i matrimoni detti “interrazziali” erano vietati in ben 31 Stati).