Giner

Tanqueray Malacca: degustazione liscia e in miscelazione

Paolo Topa
April 23, 2019

Hai mai provato Tanqueray Malacca? Ecco le note di degustazione del nostro giner Paolo Topa, che lo ha provato liscio e nei principali cocktail a base gin

Difficile interpretare la parabola di questo gin, inizialmente quasi snobbato dalla maggior parte dei consumatori per poi improvvisamente tornare alla ribalta e conquistare anno dopo anno uno stuolo di ammiratori sempre più entusiasti. Il Malacca è ormai uno di quei Gin ricercati da tutti, discussi e valutati con attenzione, sempre più al centro delle nuove tendenze del bartending internazionale.
Trovare una bottiglia di Malacca in Italia non è semplice, purtroppo non è disponibile alle nostre latitudini, per acquistarlo è necessario rivolgersi ad altri mercati ma è possibile anche farlo negli scali aeroportuali più importanti, tra i quali quello di Dubai. Questo ha portato ad una impennata dei prezzi notevolissima, se si pensa che ormai in rete è necessario pagarla più del doppio di quanto è in realtà venduta sui mercati di riferimento.

Un mix di elementi floreali

STORIA: La produzione di questo Gin si è interrotta nel 2000 con l’introduzione sul mercato del Tanqueray No.10. In seguito si è verificata una piccola ripresa di produzione nel 2013 che si è però esaurita rapidamente. Attualmente il Malacca è prodotto in edizione limitata negli U.S.A., mentre gli unici mercati che vantano una regolare distribuzione di questo Gin sono quelli australiani e canadesi.

PACKAGING: Il confezionamento è quello tipico di Tanqueray, con il sigillo di finta ceralacca di colore rosso nella parte bassa del collo della bottiglia. Rispetto alla versione vintage (bottiglie ante 2000) è cambiata l’etichetta e per questo motivo queste produzioni, facilmente riconoscibili, hanno raggiunto un costo davvero improponibile. La nuova etichetta evidenzia il carattere “esotico” di questo Gin, con riferimenti ai territori del sud-est asiatico e l’indicazione delle tre botaniche caratterizzanti: la rosa, i chiodi di garofano e il pepe nero.

FORMATO: 100 Cl
GRADAZIONE: 41,3% (bassa)

Foto:Paolo Topa

DEGUSTAZIONE:

  • NEAT DRINK

Bevuto liscio il Malacca incuriosisce più che ammaliare: al naso si nota un ginepro sottile e delicato, un mix di elementi floreali ci accoglie invece quando lo assaporiamo. Si nota la rosa, sono presenti tratti citrici comunque ben amalgamati con il resto del bouquet che effettivamente riporta a sensazioni speziate ma solo in retrogusto e in persistenza, senza nessun eccesso. Quello che colpisce è l’equilibrio di fondo e la sensazione di una certa originalità nell’impianto aromatico. A livello di sapori le sensazioni secche compaiono in un secondo momento, mentre inizialmente prevale una moderata dolcezza che si spande gradevolmente su tutto il palato.
ISPIRATO

  • GIN TONIC

Utilizzato nel Gin Tonic si è moderatamente soddisfatti: non è un gin da combattimento, la gradazione piuttosto bassa non veicola il ginepro che rimane un po’ a guardare, nascosto tra le pieghe del cocktail. A prevalere sono le sensazioni della rosa e dei chiodi di garofano con una piccantezza che in tutta sincerità non siamo riusciti ad avvertire al contrario di quanto avvenuto nella bevuta liscia. Quello che piace è senza dubbio la persistenza in bocca, ampia e duratura con sfumature cangianti a conferma della grande qualità delle botaniche utilizzate e dell’impeccabile procedimento di distillazione.
ALTERNATIVO

Foto:Paolo Topa

  • NEGRONI

Proviamolo ora nel terzo grande classico: il Negroni. Qui siamo al cospetto di un cocktail solido, senza sbavature, dove il gin non emerge e non soccombe di fronte ai due vigorosi compagni di viaggio: semplicemente ne completa il quadro. Consigliamo di scegliere Bitter e Vermouth di bassa gradazione per non “abbattere” il Malacca nel mix finale, mentre al posto della fetta d’arancia possiamo osare qualcosa di più con il pompelmo, capace di seguire con grazia le note morbide e leggermente speziate del nostro Tanqueray.
MORDACE

  • DRY MARTINI

Nel Dry Martini le cose si fanno interessanti: qui abbiamo la sensazione di aver fatto centro, perché ogni tassello sembra andare nella giusta direzione. La moderata piccantezza emerge senza distogliere l’attenzione dalla visione complessiva, la rosa ben si sposa con il vermouth. Il bagaglio “culturale” di chi ha realizzato questo gin sembra emergere prepotentemente tutto in un colpo, con una portata alcolica adeguata e una complessità ben avvertita che coinvolge tutti i sensi. Lo abbiamo provato sia con l’oliva che con la scorza di limone: da preferirsi la prima soluzione.
CESELLATO

Le considerazioni finali su questo Gin sono piuttosto semplici: non si tratta di un “juniper forward” e sembra più incline ad esprimere le sue potenzialità nella miscelazione alternativa (per esempio nei “sour”) piuttosto che in quella tradizionale dei tre cocktail di cui sopra. La speziatura è presente, ma in maniera inferiore rispetto a quanto ci si aspettasse (soprattutto rispetto ad altri prodotti, leggasi Opihr Gin oppure Saffron Gin). Ciò che stupisce è invece l’equilibrio di fondo, l’eleganza e l’originalità dell’intreccio aromatico che il Malacca propone. Insomma, un prodotto adatto ai Bartender più estrosi che hanno voglia di sperimentare le loro creazioni utilizzando un Gin differente e atipico, equilibrato e un pizzico esotico.

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