Paolo Ponzo ha ricostruito quel poco che si sa di Gandiglio: ha cominciato la carriera in una città termale della Savoia dove ha servito diversi personaggi illustri fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Ha poi lavorato all’estero fino al 1939, quando fu assunto al Casinò di San Remo, ma il locale ha chiuso l’anno successivo per via dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Secondo Ponzo il suo Cocktail Portfolio è il più bel ricettario mai stato scritto per via della sua ricercatezza artistica, di gran lunga superiore rispetto agli altri libri di cocktail conosciuti. Il testo è infatti impreziosito dalle tavole di Ettore Sottsass, uno dei più famosi designer italiani degli anni ‘50 e ‘60, le quali sono un perfetto specchio del cambiamento dei costumi tra l’800 e il ‘900. Del resto il dualismo tra passato e innovazione è il leitmotiv di Cocktail Portfolio, dove nell’introduzione si legge: “Il cocktail è un prodotto del nostro secolo, ma che fece la sua apparizione nel secolo precedente”.
Fra le 325 ricette presenti nel testo, ben due sono dedicate al Negroni. Perché ciò è così rilevante? Beh, perché il primo ricettario dove viene riportata la ricetta del Negroni risale al 1939, proviene da Cuba ed è stato curato da Costante Ribailagua, mentre in Europa la ricetta viene riportata solo nel 1949 nel libro El Bar dello spagnolo Jacinto Sanfeliu Brucart. Ma ora non più, perché la prima citazione in Europa di questa ricetta è quella di Cocktail Portfolio, di due anni precedente.
Inoltre nel libro di Gandiglio, oltre alla ricetta classica compare quella di una variante chiamata “Asmara Negroni” (con riferimento alle imprese del regime fascista, come d’uso comune all’epoca): si prepara nel mixing glass con qualche goccia di bitter Campari, Gordon’s Gin e Vermouth Grassotti Bianco, con garnish di scorza d’arancia.