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Cocktail profumati, la nuova sfida per i bartender che fanno la differenza

Vanessa Piromallo
July 22, 2015

I cocktail profumati sfruttano il potere del canale olfattivo e danno vita a una nuova dimensione nell’innovazione dei drink, ma solo i bartender più coraggiosi si stanno specializzando in questa difficile arte

La moda dei cocktail profumati si sta diffondendo in alcuni bar di lusso. L’arte dei bartender non consiste solo nel fare cocktail buoni. Esattamente come per gli chef che curano la presentazione del piatto, anche l’aspetto del bicchiere e la composizione dei garnish è fondamentale perché, come si suol dire, anche l’occhio vuole la sua parte. Ma l’uomo possiede un altro senso importantissimo che è l’olfatto. Non ce ne rendiamo nemmeno conto, ma gli odori giocano un ruolo fondamentale nella vita quotidiana, condizionano il nostro umore, le nostre scelte, i rapporti con le altre persone. Pensate al romanzo si Suskind Il profumo, dove un uomo che non emana alcun odore viene discriminato sin dalla nascita in quanto la gente diffida naturalmente di lui proprio a causa di questa mancanza di odore.

Si diffonde sempre di più la ricerca dell’odore perfetto nei cocktail, non solo il gusto

Il futuro dei cocktail potrebbe essere uno studio più accurato dei profumi prodotti?

Il futuro dei cocktail potrebbe essere uno studio più accurato dei profumi prodotti?

L’olfatto è il senso più primitivo che possediamo e il marketing olfattivo tenta di sfruttare da tempo il suo potere. Il problema è che lavora a un livello tale nel subconscio individuale che è un senso difficile da interpretare culturalmente, tant’è vero che la nostra lingua e la maggior parte delle altre lingue mancano di termini specifici per classificare gli aromi, che spesso prendono il nome da ciò che li emana. Per esempio, diciamo profumo di rose, di lavanda o di arancia, puzza di pesce, di fritto o di fogna, ma non esistono parole che indichino in maniera univoca l’odore specifico. Inoltre il giudizio negativo o positivo rispetto agli odori è altamente soggettivo, esattamente come per i sapori.

Eppure, il sistema olfattivo umano è tra i più efficienti rispetto a quelli degli altri esseri viventi ed è infinitamente complesso. Abbiamo l’abilità di distinguere un’enorme quantità di odori ancora prima di averli categorizzati consciamente. I nostri antenati si affidavamo tantissimo a questo senso per distinguere la frutta e le erbe velenose da quelle commestibili e per stabilire la freschezza del cibo. Man mano che viviamo l’esperienza di alcuni odori siamo in grado di riconoscerli e discernerli e il cervello è in grado di trasformarli in immagini attraverso una complicatissima trasmissione di segnali neurali che partono dalle cellule nasali che ingeriscono le molecole odoranti e attivano una serie di ricettori associati all’aroma specifico.

Inoltre gli odori hanno la capacità di evocare ricordi anche molto vecchi e, in certi casi, apparentemente rimossi. Gli aromi che abbiamo associato a specifici eventi senza rendercene conto evocano nella nostra mente queste reminescenze e tutte le sensazioi ed emozioi che esse portano con sé, come accade a Proust con le sue famose madeleine inzuppate nel thè nel romanzo Alla ricerca del tempo perduto.

A partire da queste considerazioni i migliori bartender del mondo hanno iniziato ad esplorare le infinite possibilità date da questo mondo di profumi e di ricordi. Lavorano con gli aromi non solo per esaltare i sapori, ma anche per suscitare emozioni e per ricreare profumi riconoscibili che poi la memoria individuale assocerà al loro cocktail.

Il senso dell’olfatto ha una capacità di evocare ricordi anche apparentemente rimossi

Non esattamente rilevante, ma il profumo al Gin Tonic potrebbe interessare qualche nostro lettore

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La profumazione può non riguardare solamente il bicchiere, ma l’intero locale. Un esempio è il Worship Street Whistling Shop di Shoreditch, a Londra, dove hanno lavorato con alcuni esperi di aromi per creare una serie di odori relativi alla storia del gin. Ogni odore verrà emanato attraverso un diffusore elettrico che riempirà la stanza di profumi evocativi. L’odore di caminetto sarà usato per richiamare le immagini dei negozi di cicchetti del 1700. Il patchouli ricorderà i dopobarba usati a metà del 1900 dagli avventori che sorseggiavano Martini al The Savoy.

Alcuni bartender, anche in Italia, spruzzano alcuni profumi attorno ai bicchieri per rendere unici i loro cocktail anche dal punto di vista olfattivo. un esempio è Paolo Cesino, bartender al Caffè Ristretto di Bologna, un piccolo locale del centro specializzato in Gin Tonic. Paolo ha creato da solo una serie di boccette di aromi che, assieme all’utilizzo di cubetti di ghiaccio aromatizzati fatti in casa, servono a esaltare le botaniche dei gin e a sublimare l’esperienza che vive il cliente già a partire da quando gli viene posto davanti il bicchiere, prima ancora di assaggiare il gusto del cocktail.

Il nostro amore condiviso per il gin tonic, infatti, si accende prima  a livello visivo, poi olfattivo e, solo alla fine, gustativo, poiché tutti i sensi contribuiscono a rendere unica e meravigliosa ogni nostra esperienza degustativa. God Save The Gin!

Fonti:

  1. http://www.thespiritsbusiness.com/2015/07/perfume-cocktails-help-diversify-bar-scene/

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