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E’ giunto il tempo del gin giapponese

Vanessa Piromallo
May 10, 2016

Il co-fondatore della Kyoto Distillery, Marcin Miller, spiega perché è un buon momento per produrre un gin Giapponese al 100% e che cosa vuol dire aprire una distilleria nel paese del Sol Levante.

La Kyoto Distillery (vi avevamo preannunciato l’apertura a dicembre) è la prima distilleria di gin mai aperta in Giappone. L’arrivo a Gennaio del primo dei due alambicchi CARL ha segnato un passo importante nella storia del gin, soprattutto se i due fondatori della distilleria, Marcin Miller e David Croll, riusciranno a ottenere il successo che si aspettano. I due imprenditori si affidano all’abilità di Alex Davies, ex distiller della distilleria Chase e della Cotswolds, per creare un gin con botaniche locali giapponesi, assieme all’aiuto del distiller Yoichi Motoki.

“Il nostro piano è semplicemente quello di creare il miglior gin possibile focalizzandoci su botaniche giapponesi,” ha dichiarato Croll. “Sappiamo che vengano continuamente diffusi nuovi gin, ma siamo fiduciosi che attrarremo i consumatori offrendo uno spirito eccezionale e genuinamente diverso.”

La Kyoto Distillery presenta il primo Gin Made in Japan

Marcin Miller, con fondatore della Kyoto Distillery

Marcin Miller, con fondatore della Kyoto Distillery

Miller e Croll si sono conosciuti a Tokyo molti anni fa. Insieme aprirono nel 2006 la Number One Drinks, azienda distributrice di distillati. Il loro focus principale era il whiskey, del quale entrambi sono grandissimi estimatori. In particolare esportavano quello della distilleria Karuizawa.

Quando, per caso, sono venuti a conoscenza dell’inaspettata notizia che la distilleria era in procinto di chiudere, i due si sono subito offerti di acquistarla e ne sono diventati i proprietari. L’alambicco da 180 litri presente nella distilleria in questi giorni è stato affiancato da un altro da 450 litri, permettendo di incrementare la produzione fino a 20.000 casse all’anno, un numero ancora sufficientemente basso da essere considerata una distilleria artigianale.

“Dobbiamo prenderci un impegno enorme,” ha spiegato Miller. “In Giappone non puoi ottenere la licenza finché tutto quanto non è pronto. Penso che questo sia uno dei motivi per cui qui non ci sono centinaia di giovani con la barba che provano a distillare, perché è un impegno davvero immenso.” Miller mette in paragone se stesso e il suo socio con “gli hipster di 23 anni che vogliono fare i distiller artigianali”, sempre più diffusi in Europa e negli Stati Uniti: “Per me e David è diverso perché siamo un po’ più vecchi e vediamo tutto ciò come un vero e proprio investimento, con tutto ciò che esso comporta.”

Miller non ha intenzione di seguire la tendenza del marketing occidentale degli spirits che utilizza ovunque la parola “artigianale”: “Penso che David la userebbe senza problemi in questo contesto. Io probabilmente non la userei.” Secondo lui in Giappone questa tendenza all’artigianalità deriva da USA ed Europa, ma non sa dove andrà a finire. Ammette che la birra artigianale sta prendendo piede, però dice che il collegamento fra essa e gli spiriti sia molto debole.

Per quel che riguarda i piani che Miller ha per la Kyoto Distillery, l’imprenditore ha messo da subito al lavoro i distiller per trovare la giusta ricetta del gin giapponese e spera di riuscire a presentarlo proprio questo mese al Tokyo International Bar Show. Dopo l’estate il programma è invece quello di lanciare il whisky in Europa in occasione del Whisky Live Paris di settembre.

In bocca al lupo. Noi aspettiamo di provare il primo vero gin giapponese e intanto… God Save the Gin!

Fonti:

  1. http://www.thespiritsbusiness.com/2016/04/marcin-miller-reveals-details-of-japan-distillery/

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