Recensioni

Gin Testacoda: solo il cuore del distillato

Vanessa Piromallo
June 26, 2020

Oggi vi presentiamo un nuovo gin 100% italiano: Gin Testacoda. Per raccontarvelo abbiamo intervistato Stefano Nizzolini, ideatore del gin assieme agli amici Davide e Valerio

Ciao Stefano, raccontaci la storia della nascita di Gin Testacoda

Ad aver creato Gin Testacoda siamo tre amici. Ci conosciamo da tanto tempo e da sempre abbiamo la passione per il gin. L’idea è nata alla fine del 2017: tanti gin nuovi continuavano a uscire sul mercato e noi frequentavamo assiduamente il locale di un nostro amico in cui ci sono oltre duecento etichette di gin in bottigliera, quindi abbiamo pensato “perché non dovrebbe esserci anche il nostro gin?” Gli altri amici ci prendevano in giro anche perché non avevamo nessuno esperienza, tutti e tre abbiamo lavori in settori differenti. L’idea nasce quindi dalla nostra passione, dalla curiosità e dalla voglia di provare a fare qualcosa di nostro, ma non avevamo obiettivi di vendita.

Abbiamo comprato un alambicco piccolo, da dieci litri, a bagnomaria che ci sembrava abbastanza professionale e abbiamo cominciato a studiare manuali di distillazione, soprattutto quelli degli antichi monaci – ho dovuto anche chiedere aiuto al mio vecchio professore di latino!

Volevamo creare un London Dry che unisse in modo buono e sensato i gusti di ognuno di noi. I primi esperimenti erano inguardabili, non solo imbevibili! Stavamo ancora imparando, ma dopo un anno di prove poco soddisfacenti stavamo cominciando a demoralizzarci. Però è avvenuto l’incontro del destino. Io sono anche appassionato di whisky e mi trovavo in Scozia a fare un giro in alcune distillerie e un master distiller mi ha dato alcune dritte davvero illuminanti.

Quando sono tornato ci siamo rimessi all’opera e grazie ai suggerimenti ricevuti siamo finalmente riusciti a fare qualcosa di buono. Siamo così riusciti a passare alla fase di bilanciamento delle botaniche e dopo una ventina di tentativi abbiamo trovato la ricetta capace di entusiasmare tutti e tre. Una ricetta completa nel gusto, con una lunga persistenza, agrumato e deciso ma non stucchevole, bilanciata dalle spezie, che sono un’altra mia passione.

Poi come avete trovato un distillatore che producesse Gin Testacoda secondo la vostra ricetta?

E’ stato un caso. Non è facile trovare qualcuno che sposi un progetto già definito, avevamo stabilito ogni aspetto, compreso il tempo di macerazione delle botaniche. Io e uno dei miei due amici siamo andati a un evento organizzato da Whisky Club Italia a Meda presso la Distilleria Eugin, al tempo aperta da qualche mese. Finito l’evento ci siamo fermati a parlare con Eugenio Belli e il tempo di qualche trattativa, qualche assaggio e poche modifiche alla ricetta originale ci siamo trovati pronti per la produzione del nostro primo vero lotto.

gin testacoda

Come è prodotto Gin Testacoda? Quali ingredienti avete selezionato?

Come dicevo, siamo tre soci con tre gusti diversi e dovevamo dare al gin caratteristiche che piacessero a tutti e che stessero bene assieme.

Valerio ama i gin più dolci e agrumati quindi, per quello che riguarda la parte agrumata, abbiamo selezionato la polpa di arancia e quella di limone. Una scelta poco comune perché la polpa crea difficoltà di utilizzo e di conservazione, ma dà note più succulente che noi cercavamo. Togliamo la parte bianca e congeliamo la polpa e ciò crea leggere differenze tra un lotto e l’altro poiché la frutta, anche se raccolta nello stesso periodo, non è mai identica da un anno all’altro. Ma questo è anche il bello dei prodotti davvero artigianali. Abbiamo scelto le arance pugliesi di tipo navel poiché più dolci; le tarocco sono più comuni ma danno una nota acidula che non volevamo. I limoni invece sono siciliani.

Per la parte speziata ho selezionato un pepe rosso cambogiano e un pepe bianco indiano, ingredienti un po’ più difficili da usare ma di massima qualità. Amo le spezie e le uso molto in cucina; sono sempre alla ricerca di spezie particolari. Quei due pepi mi sono stati inviati da due amici che abitano in india perché sono ottimi per cucinare il pesce in quanto profumati e poco speziati. Fa poi la sua parte anche lo zenzero, l’ingrediente preferito del terzo socio, Davide, lo metterebbe ovunque!

L’alcol per la distillazione è biologico e rigorosamente da frumento italiano. Il ginepro è tra quelli più rinomati al mondo e proviene dalla Toscana. Per l’equilibrio che caratterizza i London Dry più classici abbiamo aggiunto Angelica, coriandolo e radice di iris.

La gradazione è abbastanza alta, 46% vol., perché permette di far risaltare il pepe bianco senza coprire la parte agrumata. Ora abbiamo lanciato anche la versione Navy Strength al 57% vol. con le stesse botaniche bilanciate in quantità differenti così da far risaltare maggiormente il ginepro e la speziatura e meno l’agrume.

gin testacoda

Le botaniche vengono macerate in soluzione idroalcolica per sei giorni, poi vengono distillate con metodo one shot secondo il disciplinare del London Dry Gin. Nella Distilleria Eugin hanno un alambicco a vapore, che permette un migliore controllo delle temperature rispetto a quello a bagnomaria a fiamma diretta con cui avevamo sviluppato la ricetta, per questo motivo abbiamo dovuto apportare qualche aggiustamento. La testa del distillato risulta molto oleosa e quindi viene applicato un taglio abbondante.

La quantità di botaniche che mettiamo in alambicco è piuttosto alta e quindi è stato più difficile equilibrare i sapori e fare in modo che il gin non risultasse opaco filtrando bene senza perdere il gusto. Tutto ciò perché vogliamo che ogni volta che una bottiglia viene aperta il profumo di Gin Testacoda si diffonda nella stanza.

Da cosa deriva il nome Gin Testacoda?

Il nome è nato subito quando ci è venuta l’idea di fare un nostro gin. Abbiamo pensato qualche volta di cambiarlo perché fa pensare al mondo delle automobili e non è a questo che ci riferiamo. L’idea infatti deriva dalle prese in giro dei nostri amici, che ci dicevano che avremmo avvelenato loro e tenuto il gin buono tutto per noi. E le parti da togliere perché pericolose e meno buone in un distillato sono proprio quelle che vengono chiamate la testa e la coda, cioè il liquidi che esce a inizio e a fine distillazione.

Inoltre l’idea che questa parte del distillato dovesse essere buttata ci dava un po’ fastidio, può sembrare uno spreco, anche se in realtà è necessario farlo. Però è anche vero che testa e coda sono parte fondamentale del processo di distillazione e spesso sono viste come qualcosa di brutto o sono proprio dimenticate e quindi ci faceva piacere ricordarle nel nome del gin. In questo modo la bottiglia racchiude tutto il distillato, testa e coda nell’etichetta e il cuore all’interno.

A proposito di etichetta, come avete sviluppato il brand di Gin Testacoda?

Per la forma della bottiglia abbiamo scelto qualcosa di semplice e comune, ma in generale abbiamo preferito forme tondeggianti per dare l’idea della completezza del gin. Per l’etichetta abbiamo preferito colori che richiamassero le botaniche, come l’arancione degli agrumi. Ma il concetto fondamentale è espresso dalle linee che ricordano un orologio e le fasi lunari, perché per fare questo gin ci vuole passione e tempo, non è stato creato con la fretta di mettere qualcosa sul mercato, ma utilizzando tutto il tempo necessario per dare vita a un prodotto che fosse veramente buono per noi.

E ne siamo molto contenti perché, come dicevo, non avevamo in progetto una grande produzione per la vendita, eppure in soli sei mesi abbiamo esaurito le prime mille bottiglie e chi lo ha provato ce lo richiede. Siamo davvero felici!

E quindi ora avete anche altri progetti per il futuro relativi ai distillati?

A dire il vero sì, stiamo sviluppando altri progetti, sempre con calma e dando la priorità alla qualità. Abbiamo Gin Testacoda e la versione Navy Strength, poi stiamo sviluppando un gin più dry e ci piacerebbe creare una linea completa con cinque gin, aggiungendo anche una versione più floreale e una più balsamica. Ci piacerebbe creare anche vermouth e bitter, ma si tratta di idee per il futuro che andranno avanti quando saremo pronti e che non usciranno finché non otterremo la massima bontà possibile.

gin testacoda

Concludiamo ora con i vostri cocktail preferiti a base Gin Testacoda!

Per quello che mi riguarda consiglio il Navy liscio e il 46° in Corpse Reviver N.2 perché l’assenzio esalta molto bene le note del Gin Testacoda.

Valerio vi consiglia senza dubbio un G&T con una tonica Indian, senza troppi garnish.

Ovviamente Davide invece vota per il Testacoda Mule:

  • 5cl Gin Testacoda
  • 2cl succo di lime
  • 2cl succo di arancia
  • zenzero fresco pestato
  • 1 pizzico di pepe
  • Ginger beer

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