Il drink O’Tama Tokyo/Palermo racconta proprio lo ‘shun‘ della loro storia d’amore, la leggerezza della primavera vissuta dai due artisti, e tutte quelle successive vissute sulle coste siciliane. I ‘Caprifoglio Giapponesi’ che abbellirono il giardino, soggetti dei quadri di lei, sbocciano proprio in primavera, usanza vuole che vengano colti dai contadini accaldati durante il lavoro nelle campagne e succhiati dalla parte del gambo, per il loro succo aspro e idratante. Così si usa in Sicilia con i fiori di ‘acetosella gialla’, chiamati in dialetto ‘Sucameli‘, sostituiti spesso al limone in cucina, con il loro sapore di agrumi e aceto, quell’acido e aspro divertente scolpito nei ricordi d’infanzia. Si narra anche che se gli asparagi in sogno simboleggino l’amore passionale, così come quello dei nostri amanti. La loro piena maturazione in Sicilia avviene proprio a cavallo della primavera e, come un vero amore, vanno raccolti subito. Il miele, la dolcezza di un amore, profumato di ciliegio, festeggiato così come in Sicilia si festeggia il mandorlo in fiore. Le note erbacee e floreali del tè, la punta di aceto di mele. Perché l’uso del Roku Gin? Nel 1879, O’Tama fu la prima donna giapponese, modella di uno scultore europeo e fu proprio Ragusa a scolpirne, innamorato, i lineamenti. Mentre quell’opera fioriva, nello stesso anno nasceva Shinjiro Torii, fondatore della distilleria che nel 1963 sarebbe diventata Suntory. Tre anime simili, con lo stesso sogno: quello di esportare, chi con la pittura, chi con la scultura e chi con la distillazione, la propria cultura fuori confine, sovvertendone le regole. “Un giorno il gin giapponese sarà amato in tutto il mondo“, prefiggeva Shinjiro, e così è stato! E lo è stato anche per l’arte. Nel 2017 è arrivato lo ‘Shun‘ di queste tre anime, accomunate da un sogno durato 100 anni, il momento di raccolta, a piena maturazione e, mentre a Palermo nasceva la prima antologia italiana dei due artisti, a Osaka nasceva Roku Gin.