C’è da dire che però la scelta del 2019 come anno di riferimento per il centenario è al limite della convenzione: un modo che gli storici della miscelazione (Luca Picchi e Stefano Nincevich in primis) si sono dati per mettere un punto sulle diatribe relative alle date. Seguendo i pochi documenti rinvenuti proprio da Picchi, che sul “Negroni Cocktail” ha scritto più di un libro, compreso quello che si chiama proprio così e che è una bibbia per i cultori, possiamo collocare la data di nascita del Negroni fra il 1917 e il 1920. Per farlo bisogna seguire le vicende dei protagonisti della vicenda: fino al 1917 Fosco Scarselli non si trovava a Firenze (poverino, era stato prigioniero di guerra in Germania) e non era al Casoni; nel 1920, senza ombra di dubbio, sappiamo che il conte fosse ghiotto di “Negronis”, perché un suo caro amico, l’antiquario Francis Harper, si raccomandava in una lettera del 13 ottobre 1920 di non berne più di venti al giorno! A discolpa del conte, diciamo che parliamo di drink delle dimensioni di uno shottino, perché all’epoca si beveva in chicchissimi bicchierini da vermouth.
Ecco che, siccome come diciamo spesso la virtù sta sempre nel mezzo, si ritiene che il 2019 possa essere a buon titolo l’anno del centenario, da festeggiare degnamente, specialmente in quella Firenze che ha visto le origini, sia del conte Camillo che del suo omonimo miscelato.
Intanto, per gli amici bartender, la Campari è partita dedicando al centenario del Negroni la Campari Barman Competition. Ci si può iscrivere fino al 13 Novembre, inviando la propria candidatura con ricetta originale al sito dedicato. Naturalmente, il tema è il Negroni e la sfida è fare un twist che risulti buono, ben bilanciato, originale e rispettoso del conte Camillo e dei suoi cent’anni di storia. Che vinca il migliore!