The Gin Lady

Cocktail e alcolici vegan-friendly: una guida per non sbagliare

The Gin Lady
May 9, 2019

Conoscere gli ingredienti e sapere cosa proporre è fondamentale per non scontentare il cliente vegano (e vegetariano)

Avete mai pensato a un menù adatto ai vegani? A qualcuno più disattento potrebbe suonare strano, ma anche al bar bisogna porsi questa questione: ci sono ingredienti che non vanno assolutamente serviti ai vegani, perché non sono previsti dal loro regime alimentare.

Avete mai pensato a un menù adatto ai vegani?

Per chi non lo sapesse, i vegani non mangiano derivati di origine animale, compresi il latte e i suoi derivati, le uova e il miele. Questi ingredienti possono nascondersi nei prodotti più impensati, comprese le ricette dei cocktail e la composizione di alcuni alcolici. In molti casi sono gli stessi vegani a preoccuparsi della questione, evitando per esempio i sour, che contengono albume, ma è dovere del barman essere informato e consapevole degli ingredienti che utilizza nei drink che propone, in modo da poterli comunicare al cliente.

Gin-Ricette IBA vietate

A un vegano non proponete un White Lady, che è un sour a base di gin e triple sec. Idem per il Clover Club, che oltre al gin e al succo di lampone contiene albume. Ancor peggio per il Ramos Gin Fizz, che oltre all’albume prevede anche panna, quindi doppio no per un vegano. Non fa parte dell’elenco IBA, ma è un classico anche al gustoso Bee’s Knees, letteralmente ginocchia d’api. È un drink dell’epoca del proibizionismo che prevedeva l’uso del miele per ingentilire l’assemblaggio di gin (che all’epoca tendeva ad essere di scarsa qualità) e succo di limone. In generale, comunque, gli ingredienti più comuni da evitare nei drink sono proprio questi: albume, latte e panna e miele d’api.

Alcolici no-vegan

Anche se non presenti nella maggior parte dei cocktail a base gin, ci sono alcolici che già dalla ricetta contengono derivati animali. A parte l’ovvio Vov, il liquore a base d’uovo che si portava tanto negli anni Sessanta e Settanta, ci sono tutte le creme di whiskey, come per esempio il Bailey’s, che contengono panna e sono quindi da evitare. Idem la Crème de Cacao o la Crème de Menthe, che prevedono il latte fra gli ingredienti. Insomma diffidare dalle “creme di”, perché normalmente sono ottenute con derivati del latte.

Gin con botaniche “proibite”

L’Anty gin a base di formiche rosse? No, grazie, per i vegani e se è per questo anche per i vegetariani. Idem per il gin Lobstar, che si fa mettendo l’alcol in infusione con le carcasse di questi crostacei: per ogni litro di alcol puro viene fatta macerare un’aragosta intera. Ancor più animale il Pechuga Gin (per la gioia dei vegetariani era un’edizione limitata!), fatto ridistillando il classico Portobello Road London Dry Gin in un alambicco di rame da 30 litri aggiungendovi petto di tacchino e altre tredici botaniche. Nel Worship Street Whistling Shop Cream Gin l’ingrediente principale è la panna fresca. Si ispira ai cream gin di epoca Vittoriana e, come si diceva in precedenza, come tutte le creme non è adatta ai vegani.

Ingredienti occulti di origine animale

Chiunque si avvicini al vegetarianesimo o al veganesimo sa che deve saper leggere bene le etichette, perché talvolta gli ingredienti nascondono delle trappole, prevedendo l’uso di sostanze di origine animale come la colla di pesce. Negli alcolici il caso più lampante è il colorante E120, ovvero la cocciniglia che è sempre stata alla base della colorazione rossa per esempio dell’alchermes, il liquore che si mette nella zuppa inglese. Un vegano non mangerà mai una zuppa inglese, visto che fra uova e latte è un dolce che sembra un catalogo di ingredienti da evitare, tuttavia potrebbe magari bere un Negroni e non sapere di stare ingurgitando cocciniglia! Alcuni vermouth la contengono, quindi attenzione agli alcolici rossi o arancioni e leggete l’etichetta prima di berli o acquistarli. Per semplificare la vita dei vegani, esiste un database consultabile online nel portale Barnivore.com.

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