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Cocktail genesis: il Mojito

labarbaalbar
July 26, 2022

La storia e la preparazione del cocktail più estivo, il mojito: pirati, musica banconi, premi Nobel ma soprattutto ghiaccio, menta, lime e rum!

Pochissimi cocktail hanno un legame strettissimo e un’identificazione totale con il luogo dove sono nati. Ma basta pronunciare la parola magica Mojito e dal bancone del bar siamo immediatamente trasportati all’Havana tra musica, palme e spiagge bianche.

La fortuna del Mojito si deve ad uno splendido narratore e formidabile bevitore, Ernest Hemingway, che soggiornò sull’isola tra gli anni ’30 e gli anni ’50. Il bancone del bar dove lo scrittore era solito sedersi era quello della Bodeguita del Medio, dove la sapiente mano del barman Angel Martinez provvedeva a mescolare Hierba Buena, lime, zucchero, soda e rum per dissetare gli avventori.

A Cuba Hemingway, ristorandosi con svariati mojiti compose una delle sue opere più famose, Il vecchio e il mare. La magica miscela doveva essere di grande ispirazione dato che questo libro gli fece vincere il premio Pulitzer nel 1953 e il premio Nobel nel 1954.

L’origine di questo iconico drink è però molto incerta e se ne attribuisce la paternità al pirata per antonomasia, Sir Francis Drake che sbarcato a Cuba nel XVI secolo, per ristorarsi mescolò all’alcolicissima e grezza aguardiente, lime, acqua, zucchero e una varietà locale di menta, la Hierba Buena.

L’uso del lime nelle bevande era tipico dei corsari: questo agrume ricco di vitamina C, aiutava a combattere lo scorbuto, malattia endemica per chi trascorreva lungo tempo in navigazione.

Drake in pieno trip autocelebrativo battezzò questa piacevole mistura El Draque. La ricetta, con alterne vicende, come la sostituzione dell’aguardiente con il rum prende la sua forma attuale nei primi anni del Novecento. Il nome Mojito, potrebbe derivare dal termine “mojo”, che nel linguaggio voodo significa “incantesimo” o “pozione”, osservandone gli effetti sui bevitori o più prosaicamente prendere ispirazione dal cubano “mojo” una marinatura per il pesce a base di aglio e agrumi.

Il mojito ha il momento di suo massimo fulgore durante gli anni del proibizionismo, essendo Cuba un rifugio sicuro per gli americani orfani di alcolici e vita mondana.

In quel periodo nasce un’associazione di barman, chiamati i Cantineros di Cuba che ogni anno editavano il loro ricettario ufficiale e dove viene codificato per la prima volta il Mojito.

Veniamo ora ad un tasto dolente, la ricetta corretta di questo drink.

Il primo discrimine è che questo drink non è un pestato, come erroneamente ritenuto da molti.

Il lime non va pestato perché si estrarrebbe non solo il succo, ma anche l’amaro dell’abesto, la parte bianca del frutto. Inoltre la buccia dell’agrume è spesso non edibile perché trattata chimicamente per la conservazione e il trasporto e quindi pericolosa per il consumo. Ergo il lime va spremuto.

Per la parte dolce, meglio utilizzare per ragioni di solubilità lo zucchero liquido o in alternativa il Caster sugar, lo zucchero da panificazione.

Il ruolo da protagonista è ovviamente della menta. La varietà cubana, la Hierba Buena ha un profumo molto fresco, balsamico, pungente, con una nota quasi frizzante e si utilizza anche per le sue proprietà officinali, come quella di combattere il mal di testa e il mal d’auto. La varietà europea che maggiormente si avvicina a queste caratteristiche è la menta piperita che può essere una valida alternativa.

Ruolo importante è svolto anche dal ghiaccio, assolutamente da mettere a cubetti e non tritato. La falsa tradizione del ghiaccio tritato arriva dall’epoca in cui il ghiaccio era venduto in enormi blocchi che poi venivano spezzettati e quindi se ne utilizzavano anche i più piccoli frammenti. La dimensione minuscola del ghiaccio comporta uno scioglimento rapido e un eccessiva diluizione del cocktail.

Infine il rum: la ricetta originale prevede l’utilizzo del rum bianco invecchiato 3 anni, ma per ragioni aromatiche si possono utilizzare anche prodotti più strutturati.

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