Curiosità

Il gin ha bisogno di definizioni più rigide? La parola agli esperti del Ginposium

Vanessa Piromallo
June 19, 2017

Ginposium 2017: dibattito fra alcuni dei più grandi esperti di gin del mondo sulla necessità o meno di stabilire categorie più rigide per il gin

Ginposium 2017, Londra

PANEL DISCUSSION: ADAPTING OR ABUSED? La categoria del gin ha bisogno di definizioni più rigide o no?

Speakers:

  • Charles Maxwell, master distiller della Thames Distillery
  • Tarquin Leadbetter, fondatore della Southwestern Distillery
  • Olivier Ward, fondatore di Gin Foundry
  • James Hayman, managing director della Hayman Distillers

Coordinatore:

Ian Buxton, autore del libro 101 gins to try before you die

Il dibattito svoltosi l’8 giugno 2017 al Ginposium di Londra sulle categorizzazioni del gin

La categoria del gin ha bisogno di definizioni più rigide?

Secondo Charles Maxwell la risposta è no perché il piacere più grande di questo lavoro è sperimentare e quindi le categorie sono destinate ad allargarsi continuamente. Tarquin Leadbetter concorda con lui, ma ci tiene a precisare che comunque la presenza delle bacche di ginepro resta un pilastro fondamentale.

Secondo Olivier Ward e James Hayman la risposta è sì: il primo spiega che il rischio di avere categorie troppo aperte è che la gente non capisca più cosa sia gin e cosa no e precisa che forse non è necessaria una legislazione, ma porre in qualche modo dei limiti è necessario; il secondo aggiunge che il rischio è quello che si perda il significato, l’essenza del gin e fa l’esempio dell’Old Tom Gin, che in USA è differente da quello del Regno Unito e ciò porta a enormi differenze sul modo di fare e bere i Martini. Inoltre senza porre limiti diventa impossibile distinguere un gin da una vodka.

Da sinistra: Charles Maxwell, Olivier Ward, Ian Buxton, James Hayman, Tarquin Leadbetter

Serve maggiore burocrazia?

Anche qui i due distiller concordano nel rispondere di no, mentre Ward dice di sì perché non pensa sia giusto che tutti possano fare quello che vogliono: in questo modo stanno celebrando la categoria, ma non la stanno proteggendo. Secondo Hayman potrebbe venire istituita una commissione ufficiale, quale potrebbe essere la WSTA, che verifichi che ogni brand rimanga all’interno di determinati confini.

Qual è il confine?

Hayman riconosce che la categoria cresce ed è destinata a continuare a farlo, che tutti contribuiscono a modo loro e quindi non è affatto facile stabilire uno standard comune. Ward interviene dicendo che però, secondo lui, ci vuole uno standard comune ed è meglio che venga stabilito ora prima che i brand aumentino ulteriormente e che poi siano i grandi brand a decidere le regole.

A questo punto anche Charles Maxwell riconosce che per lui esistono dei confini e che quando un cliente viene alla Thames Distillery chiedendo di fare un gin che va oltre certi limiti lui è il primo a rispondere “Sembra un ottimo distillato, ma non è un gin, quindi o non lo facciamo o lo facciamo ma non lo vendiamo come gin.”

Il Ginposium è organizzato da The Gin Guild, un’Associazione che riunisce coloro che contribuiscono a diffondere la cultura del gin nel mondo

Pensate sia possibile creare delle sottocategorie?

Secondo Charles Maxwell è ancora più difficile che porsi semplicemente qualche limite, solo il London Dry è una sottocategoria con uno standard abbastanza preciso, il resto è complicato. Hayman dice che non si possono fare sottocategorie e che anche quella del London Dry dovrebbe essere rivista. Ward scherza commentando “Dovrebbe essere fatto solo a Londra”, poi aggiunge che grazie alla continua innovazione è possibile fare moltissime varianti senza superare i confini.

Cosa ne pensate dei “flavoured gin” (gin aromatizzati)?

A questo punto i quattro sono completamente divisi sull’argomento e ammettono che non è sempre facile decidere se essi siano effettivamente gin oppure no.

CONCLUSIONI: Il dibattito rimane completamente aperto perché non c’è accordo sull’esigenza o meno di categorizzare in modo più rigido il gin. L’unica cosa su cui tutti concordano è che un confine esiste, ma dipende talmente tanto dalla percezione dei singoli che è davvero difficilissimo stabilire a che punto sia questo confine. Per questo motivo diventa difficile stabilire la legittimità di una legislazione più rigida e una proposta alternativa alla burocrazia è quella di stabilire alcuni enti riconosciuti nel mondo e super partes i cui membri decidono se i diversi brand rientrano nella categoria del gin. Ma anche in questo caso decidere chi debbano essere questi enti e quali parametri debbano utilizzare è talmente difficile che la discussione ricomincia da capo.

Maggiori informazioni sul Ginposium 2017: https://manager.ilgin.it/mondo-del-giner/ginposium-2017/

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