Il gin è tendenzialmente visto e trattato come una bevanda più apprezzata dagli uomini. Per attirare il pubblico femminile molti brand hanno creato versioni rosa e fruttate, dolcissime. Ciò, ve lo dico da donna, mi fa arrabbiare moltissimo! Come se i miei occhi femminili fossero subito attratti da una confezione pucciosa (farò istanza perché questa parola entri nel vocabolario, chiederò alla Crusca!) e sfavillante e giudicassi quello che bevo dal suo colore! No, le mie papille gustative prevalgono sulla fighettaggine del packaging a prescindere dal mio genere sessuale.
Una cosa che mi fa impazzire è quando vado in un bar nuovo dove non mi conoscono e chiedo un Gin Tonic secco. Puntualmente mi arriva una roba dolce e fruttata decorata con fragole e frutti di bosco. Bellino, solo che a me piacciono i cocktail secchi e amari.
Forse è anche vero che molte ragazze preferiscono questo tipo di drink, ma non sopporto il pregiudizio per il quale se sono femmina allora voglio una bevanda dolce e rosa. E vorrei che la festa della donna servisse ad abbattere i pregiudizi di genere e non ad esaltarli, come invece troppo spesso accade.
Ad ogni modo anch’io mi definirei “ginolatra”, ma non perché pratico un qualche culto della femminilità, ma perché questa parola potrebbe anche significare “adorazione del gin” e di sicuro negli ultimi tempi ho sviluppato un grande amore per il distillato di ginepro. Uno spirito che, anche se a prima vista non sembra, è complesso, proprio come una donna. Può essere delicato e floreale come una fanciulla o secco e pungente come un due di picche. Può essere caldo e speziato come una ragazza vogliosa o rinfrescante come la risata cristallina di una bambina gioiosa.
E con questa dichiarazione d’amore vi auguro buona festa della donna e God Save the Gin!!