Curiosità

Sostenibilità: i distillati derivanti da scarti alimentari

Vanessa Piromallo
September 26, 2024

Lo sapevate che è possibile produrre alcolici a partire dagli scarti alimentari? Una idea green che sta prendendo piede sempre più...

Secondo il Food Waste Index Report 2024, redatto congiuntamente dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e dall’associazione benefica WRAP (Waste and Resources Action Programme), solo nel 2022 sono stati sprecati ben 1,05 miliardi di tonnellate di cibo in tutto il mondo – quasi un quinto del totale disponibile per i consumatori. Questo spreco ha gravi ripercussioni sulla fame nel mondo, rappresenta l’8%-10% delle emissioni globali di gas serra e occupa l’equivalente di circa il 30% di tutte le terre agricole.

Per raggiungere l’obiettivo delle Nazioni Unite di dimezzare lo spreco alimentare globale pro capite entro il 2030, il rapporto sottolinea la necessità di “sforzi collaborativi e concertati” nelle filiere e nei settori. Nell’industria degli alcolici, un numero crescente di aziende sta rispondendo a questo appello, utilizzando ingredienti che altrimenti verrebbero scartati per produrre eaux-de-vie, basi per vodka e gin, whisky e altro. Adottando un approccio creativo alle materie prime, i marchi di alcolici dimostrano il potenziale dei prodotti “difettosi” e di altri cosiddetti “scarti”.

Gli esempi sono moltissimi: il norvegese Bareksten Gin, le inglesi Greensand Ridge Distillery e Warner’s Distillery (la quale ha creato la linea Trash & Treasure con i suoi Tropical Rum e Citrus Vodka creati utilizzando scarti alimentari), ma anche Hyke Gin di Foxhole Spirits e molti altri. Persino marchi importanti hanno intrapreso questa pratica. Per esempio, Hayman’s nel 2022 ha lanciato “Respirited”, una vodka prodotta ridistillando le rimanenze della distillazione del gin.

Esistono però diversi ostacoli che rendono difficile la produzione di alcol a partire dagli scarti. Innanzitutto molti dei problemi più comuni si amplificano, in particolare la difficoltà nell’approvvigionamento e soprattutto nella stabilità e regolarità di esso, fondamentale per dare costanza al gusto. Un aiuto è acquistare lotti molto grandi, riucendo così anche i costi di trasporto.

Inoltre i materiali non vengono selezionati come si fa con altre materie prime ed è quindi più difficile ottenere i risultati desiderati dopo la lavorazione. Anche il lavoro manuale per smistare la frutta difettosa è più lungo e laborioso, ma anche in questo caso è più efficiente lavorare su grandi volumi facendo un paio di produzioni all’anno e non tante periodicamente.

Un ultimo ostacolo per i marchi che lavorano con ingredienti in eccedenza è la percezione dei consumatori. Sebbene l’idea di riutilizzare frutta imperfetta stia guadagnando terreno, i marchi che lavorano con scarti devono ancora affrontare il preconcetto che dai rifiuti possa uscire solo spazzatura. E vi assicuriamo che se assaggiate i prodotti che vi abbiamo citato prima (ma non solo quelli), vedrete subito che invece parliamo di altà qualità e sapori deliziosi.

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