Per “ghiaccio alimentare” facciamo riferimento a quello preparato con acqua potabile e possibilmente filtrata che rientra nelle conformità del D Lgs. N.31/2001. Quello che ci permette di definire un ghiaccio alimentare o non è la caratteristica che una volta sciolto e tornato acqua essa debba mantenere le stesse caratteristiche microbiologiche e chimico-fisiche di quella usata prima della trasformazione in ghiaccio. In caso contrario, il ghiaccio deve esser considerato come non alimentare, e di conseguenza non ingeribile, ma comunque utilizzabile come refrigerante esterno.
Ovviamente, oltre a questo approccio, esiste poi l’approccio dell’analisi sensoriale, quella scienza che viene adottata per valutare gli attributi organolettici di un prodotto mediante i sensi. Per il ghiaccio non esiste una figura come quella dell’idrosommelier, ma risulta intuitivo poter abbinare i metodi di uno alle necessità dell’altro, qualunque nome esso abbia. Passando quindi all’aspetto pratico possiamo dire che per quanto riguarda il ghiaccio alimentare valuteremo attraverso la vista, il tatto, l’olfatto e il gusto, mentre per quanto riguarda l’udito ci limiteremo a godere del gradevole tintinnio e/o fruscio che il ghiaccio ci regala nel bicchiere.