Casoni: 200 anni di tradizione
Per prima cosa ci viene raccontata la storia dell’azienda. Fu fondata da Giuseppe Casoni nel 1814 in via Piave, a Finale Emilia, ed era un piccolo opificio con annessa osteria che produceva liquori e il cui prodotto di punta era l’Anicione extra dry con estratto di anice stellato. Al tempo nella zona si trovavano moltissimi produttori di liquori, soprattutto per via delle numerose confraternite e conventi dove venivano distillati gli amari, ma una tassa indetta dal Duca d’Este nel 1816-17 provocò la chiusura della maggior parte delle distillerie. Ne rimasero solo due, di cui una era Casoni.
Nei primi del ‘900 l’azienda viene spostata nel centro del paese. Uno dei nostri ciceroni ci mostra la foto d’epoca che mostra il negozio e sopra la casa in cui visse la sua famiglia. Alla fine della guerra, infatti, il nonno di uno degli attuali proprietari di Casoni prese in mano l’attività e la portò avanti fino alla morte nel 1964. La distilleria passò poi nelle mani dello zio allora venticinquenne, un uomo visionario, avanti rispetto ai tempi e che fino a poco prima aveva intrapreso una brillante carriera come pilota. Lo zio trasferisce lo stabilimento dove si trova attualmente nel 1971 e l’attività, prima solo di tipo artigianale, diventa di portata industriale e il focus dell’azienda si sposta dai liquori tradizionali alla produzione per conto terzi. Viene avviata la produzione di milioni di bottiglie, tra le quali l’Amaro Braulio, il Nocino Benvenuti (venduto poi a Montenegro) e il Limoncino di Sorrento. Per produrre quest’ultimo lo zio apre un’attività a Sorrento per la raccolta e l’infusione delle bucce di limoni che poi venivano lavorate per creare il prodotto finale a Finale Emilia.
Nel 2000 uscivano dall’azienda 22-23 milioni di bottiglie, soprattutto private label, ma nonostante il grande successo lo zio, per motivi personali, decide di cedere l’azienda ad Averna nel 2008, che espande lo stabilimento di Finale Emilia e chiude tutti gli altri. Oltre all’attività a Sorrento, infatti, lo zio aveva aperto una distilleria in Slovacchia che dagli anni ‘90 aveva iniziato a fare grandi affari verso la Russia e aveva tentato di espandersi in Cina, ma era troppo in anticipo sui tempi.
Durante il terremoto del 2012 collassò il magazzino, ma l’apertura del secondo stabilimento più l’attività in Slovacchia permisero all’azienda di arginare il disastro economico e di andare avanti. Nel 2014, però, Averna cedette Casoni a Campari, da cui gli attuali proprietari hanno riacquistato nel 2016 quella che era l’azienda di famiglia di uno di loro. Ora sono gli orgogliosi possessori dei marchi Casoni, dei prodotti per la pasticceria e della vodka prodotta in Slovacchia.
Ho detto che si tratta di una giovane azienda anche se antica proprio perché i nuovi proprietari hanno una visione molto più moderna e, pur rimanendo profondamente legati alla tradizione (come anche si vede dall’immagine vintage dei prodotti), vogliono rilanciare il brand nei tempi attuali, mossi dalla loro immensa passione e voglia di fare.