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"Fancy That!": la nuova campagna di Diageo che sfata i miti sull’alcol nei distillati

Vanessa Piromallo
November 26, 2025

Diageo lancia un’iniziativa educativa per spiegare cosa sono davvero le unità alcoliche. Il risultato? Leggi per scoprirlo!

Diageo lancia un’iniziativa educativa per spiegare cosa sono davvero le unità alcoliche. Il risultato? Il gin tonic è spesso più leggero di una birra. Parola di Ian Smith, direttore relazioni istituzionali GB di Diageo e presidente della UK Spirits Alliance.

Quante volte avete sentito dire che i distillati sono “più forti” di birra e vino? E se vi dicessimo che, nella pratica, un gin tonic può contenere meno alcol di un calice di vino? È proprio questa percezione distorta che Diageo – il colosso dietro marchi come Johnnie Walker – vuole correggere con la sua nuova campagna “Fancy That!”.

Lanciata il 27 ottobre nel Regno Unito, in collaborazione con la catena di pub Stonegate e la piattaforma Spotify, l’iniziativa punta a educare i consumatori su cosa siano effettivamente le unità alcoliche, un concetto spesso confuso con il grado alcolico (ABV).

Unità alcoliche vs. ABV: facciamo chiarezza

“Molti si basano esclusivamente sul grado alcolico riportato sull’etichetta, ignorando del tutto le unità alcoliche reali nel bicchiere che stanno per bere”, spiega Ian Smith. “Ma è la quantità di alcol puro per porzione che conta, non solo la percentuale.”

Un esempio concreto? Ecco cosa bevono tre amici in un pub britannico:

Una pinta di lager al 5% ABV: poco più di due unità alcoliche.

Un calice medio da 175 ml di vino al 13% ABV: anche qui, oltre due unità.

Un gin tonic preparato con una dose da 25 ml di gin al 37,5% ABV: una sola unità.

“Eppure, è proprio il gin a essere visto come ‘superalcolico’, mentre birra e vino godono ancora di un’aura di moderazione,” commenta Smith. “Questo equivoco è un ostacolo alla cultura del bere consapevole.”

Una campagna per un bere più informato

“Fancy That!” non è solo uno slogan accattivante: fino alla fine di novembre, la campagna sarà visibile nei locali Stonegate, su Spotify e sull’app MiXR, con quiz e premi – tra cui biglietti per eventi live – per incentivare l’apprendimento.

Obiettivo dichiarato: fornire ai consumatori le informazioni necessarie per fare scelte consapevoli, senza cadere nei luoghi comuni. “Conoscere le unità alcoliche significa essere liberi di godersi ciò che si desidera, anche quando si sceglie di bere con moderazione,” afferma Smith.

Una questione anche fiscale

Oltre alla disinformazione, Smith punta il dito contro le politiche fiscali del Regno Unito, che – a suo dire – penalizzano i distillati rispetto a birra e vino, tassando di più prodotti che, in molti casi, contengono meno alcol per porzione. “È una distorsione che va contro l’idea di promuovere un consumo responsabile,” sottolinea.

Verso una nuova cultura del bere

Introdotte nel 1987 nel Regno Unito, le unità alcoliche avrebbero dovuto aiutare i cittadini a monitorare il proprio consumo. Ma oggi, quasi 40 anni dopo, la loro comprensione resta sorprendentemente bassa.

“Nel pieno dell’era del mindful drinking, non c’è momento migliore per rimettere al centro la corretta informazione,” conclude Smith. “E magari, la prossima volta al pub, potrete raccontare voi la storia del bicchiere di vino, della pinta di birra e del gin tonic… e sorprendere i vostri amici con la risposta giusta.”

 

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