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Jensen’s Gin: gin as it should be

Vanessa Piromallo
August 25, 2023

La storia di Christian Jensen e dei suoi gin, tra i migliori gin londinesi, distillati alla Bermondsey Distillery: ecco la nostra intervista

Tra così tanti gin sul mercato, oggi, è talvolta difficile trovare un gin che sia moderno ma tradizionale nel gusto, perfetto per i cocktail classici a base gin, ma c’è un brand nato proprio con questo intento: Jensen’s Gin. In due versioni, London Dry e Old Tom, è uno dei gin più utilizzati nei migliori bar e hotel di Londra. Assieme a Mark McCullum, Chief Operating Officer di Jensen’s, vi raccontiamo la storia di Christian Jensen, dei suoi gin e della sua Bermondsey Distillery, l’unica distilleria indipendente del centro di Londra.

jensen's gin

Come nasce Jensen’s London Dry Gin?

Christian Jensen lavorava nel mondo della finanza in ambito informatico. Nel 2003 si trovava in Giappone a lavorare per una banca di Tokyo e qui, amante dei cocktail bar, che spesso frequentava a Londra, si trovò ad andare spesso in un locale ben fornito di gin. Il proprietario, però, si lamentava del fatto di non riuscire più a trovare dei gin davvero buoni e una sera tirò fuori una bottiglia di Gordon’s degli anni ‘70. Assaggiandola assieme a Christian si resero conto che in effetti il gusto era diverso da quello attuale e che gli piaceva molto di più. Quando terminò il contratto di Christian, che si preparava a tornare a Londra, il bartender gli regalò un’altra bottiglia di Gordon’s del ‘70 e gli disse che lui, che veniva dalla patria del gin, doveva creare un prodotto come quello. Non essendo il suo ambito lavorativo, non pensava di farlo davvero, ma gli stuzzicava l’idea di avere almeno un gin per se stesso, per prepararsi Gin Tonic e Martini come piacevano a lui.

Jensen's gin

Nel 2003 a Londra c’erano solo la distilleria di Beefeater e la Thames Distillery, quindi si rivolse a quest’ultima. Fece assaggiare a Charles Maxwell la bottiglia degli anni ‘70 e gli chiese una ricetta che si ispirasse a quella tipologia di gin, utilizzando ingredienti che fossero reperibili anche due secoli fa (non perché locali, ma perché circolanti nell’Impero Britannico). Dopo sei mesi e numerosi test riuscirono a creare la ricetta di un London Dry che soddisfacesse il gusto di Christian. Convinto di poter farsi fare giusto qualche bottiglia per sé, chiese di cominciare la produzione, ma Charles gli spiegò che aveva bisogno di una licenza e che per legge in UK all’epoca la produzione minima era di 800 litri a lotto. Si disse “va bene, avrò gin da regalare a tutte le festività per il resto della mia vita” e nel 2004 ottenne la licenza. Scoprì, però, che mancavano ancora due cose necessarie: bottiglia ed etichetta. Da un fornitore vicino alla distilleria scelse quella che gli sembrava la bottiglia più “da gin” che avessero e chiamò un amico danese dicendogli: “mi serve un’etichetta entro domani per il mio gin, qualcosa di semplice”. Così nacque l’etichetta di Jensen’s Gin, rimasta la stessa per 10 anni (l’unico rebrand fu fatto nel 2014, mantenendo comunque lo stesso stile minimale).

jensen's gin

E poi come ha fatto a trasformare il suo gin personale nel suo lavoro?

Tutti gli amici di Christian si innamorarono del suo gin e lo incitarono a provare a farlo conoscere nel mondo. Lui continuava a pensare che fosse solo una cosa per sé e gli amici, ma cominciò a portarsi dietro un po’ di bottiglie. Ora, visualizzate Christian Jensen, un uomo ben piazzato, con spalle larghe e un ampio cappotto, che si infila due bottiglie per tasca in questo enorme cappotto e comincia ad andare nei bar e hotel più belli del quartiere e, molto timidamente, chiede ai barman se vogliono provare il suo gin. Vi ricordo che siamo agli inizi del 2000, non c’erano così tanti gin sul mercato, e tutti si mostrarono contenti di provarlo e in molti cominciarono a tenere Jensen’s Gin in bottigliera. E così, in sordina, in un’epoca dove la vodka era più in voga del gin, Jensen’s era utilizzato in diversi bar del centro della capitale inglese. Quando, a fine 2004, Jensen’s Gin comincia a essere venduto anche presso Bedales Wines al Borough Market, Christian capisce di avere ormai per le mani un vero e proprio business.

Come nasce Jensen’s Old Tom Gin?

Siamo nel 2007 e qualche altro nuovo gin comincia a fare capolino sul mercato. Gli amici consigliano a Christian di fare altri gin, magari un Old Tom, così deve solo aggiungere zucchero alla sua ricetta. Figuriamoci! Se Christian Jensen deve fare un Old Tom, deve farlo bene! Inizia quindi a fare molti studi e ricerche e si imbatte in una ricetta del 1840 con ingredienti simili a quelli del suo London Dry, ma utilizzati in quantitativi di gran lunga superiori, soprattutto la liquirizia. Ed è proprio quest’ultima a funzionare da dolcificante naturale senza bisogno di aggiungere zuccheri. Nasce così Jensen’s Old Tom Gin.

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Come nasce la Bermondsey Distilley?

Nel 2009 Sipsmith cambia le regole del gioco nel mondo del gin. Il nuovo regolamento in UK permette di produrre gin anche in piccoli lotti, togliendo il limite minimo degli 800 litri, e in moltissimi cominciano a produrre gin. I tempi sono favorevoli per aprire una distilleria ma è nel 2013 che Christian decide di farsi un bel regalo per il compleanno e acquista un alambicco da 400 litri. Il produttore, John Dore & Co, ora di proprietà di David Pym, è uno dei pochi che fa ancora alambicchi a Londra e si trova a Bermondsey, poiché in quel quartiere, importante luogo commerciale, si trovavano numerose distillerie (anche quella di Gordon’s era lì prima di trasferirsi). Coerente con l’idea di un tradizionale gin inglese, il gin come dovrebbe essere, quella è una zona ideale per la sua distilleria ed è qui che la apre nel 2014. In quell’anno, ormai quasi 10 anni fa, Jensen’s attua l’unico rebranding della sua storia.

La distilleria è un piccolo spazio, ma ne abbiamo fatto un vero e proprio hub per incontrare le persone. Qui organizziamo sessioni di training per il personale di bar e ristoranti, durante le quali parliamo di gin, di distillazione e del brand. Essere una distilleria indipendente nel centro di Londra ci dà l’opportunità di lavorare attivamente con le comunità locali.

Abbiamo inoltre cercato di rendere il sistema produttivo il più efficiente possibile. Ad esempio, la nostra distillazione è multi-shot così da poter produrre 6.000 bottiglie con meno dispendio energetico.

Da cosa deriva la scelta, anche dopo il rebranding, di mantenere un packaging così minimale?

Il LIQUIDO è sempre stato il focus. L’etichetta racconta la storia del gin mantenendo un’estetica semplice perché l’importante è il gin all’interno della bottiglia. E non facciamoci ingannare dalla semplicità di questo design scandinavo: in realtà c’è grandissima attenzione verso i dettagli, infatti, per esempio, la forma dell’etichetta con il puntino sopra richiama la J di Jensen.

Abbiamo valutato la possibilità di un’immagine diversa, ma a seguito di alcune ricerche di mercato è emerso che la bottiglia di Jensen’s risulta ben distinguibile in una bottigliera affollata proprio per via della sua semplicità. Visto che questa immagine riflette bene i nostri valori, che non sono mai cambiati, abbiamo quindi deciso di non apportare modifiche.

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Pensate di aggiungere nuovi gin alla linea?

In questi anni Christian ha sperimentato con oltre 700 infusioni, utilizzando i prodotti delle aziende del quartiere. Sono nate così linee speciali di distillati che celebrano i brand locali e che vendiamo solo presso la distilleria, senza aggiungere altri gin alla linea Jensen’s.

Le infusioni con cui sperimenta possono avere durata di ore fino ad arrivare a sette anni per l’infusione di bacche di prugnolo nel dry gin. Questo prodotto non lo chiamiamo Sloe Gin perché non c’è aggiunta di zucchero ed è davvero qualcosa di unico nel suo genere.

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Quali sono i drink che consigli con i gin Jensen’s?

Jensen’s London Dry Gin è perfetto per il Martini e funziona benissimo nel Gin Tonic. Il Gin Tonic può essere fatto a paicimento, ma io consiglio una tonica neutra e una fettina di lime, in celebrazione dell’origine del drink anche se sempre secondo il gusto moderno.

L’Old Tom, grazie alla sua forte aromaticità, si presta bene in cocktail più intensi come il Negroni, dove riesce a distinguersi e a donare morbidezza al drink, ma anche il Tom Collins, il Martinez… E’ perfetto perché i due gin si completano in miscelazione!

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