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Picco Rosso 170th Gin: il sublime filo rosso che unisce tradizione farmaceutica e liquoristica

Vanessa Piromallo
October 8, 2020

Picco Rosso 170th Gin fa bene, parola di farmacista! Sicuramente fa bene all'umore e al palato, ecco perché...

Lo diciamo sempre, un Gin Tonic al giorno toglie il medico di torno, ma il farmacista in questo caso ci conviene tenerlo vicino! E’ infatti da una famiglia di farmacisti da 170 anni che nasce il meraviglioso Picco Rosso 170th Gin, specchio perfetto di come la storia della medicina e quella del gin siano da sempre profondamente intrecciate. Ci racconta il suo gin e la sua storia Matteo, liquorista e farmacista eccezionale, che ha dato vita al gin Picco Rosso assieme allo zio Alberto Foletto.

Picco Rosso Gin: perfetta celebrazione della natura locale e della qualità che nasce da una lunga esperienza e passione

Ciao Matteo, la vostra storia ha radici profonde ed è quasi unica, poiché intrecciata con l’attività farmaceutica. Tutti i distillati e i liquori sono nati a partire dagli studi medicali e voi conoscete bene questo ambito. Per favore, raccontaci la storia di Foletto!

Nella famiglia Foletto siamo tutti farmacisti, io compreso, che rappresento la quinta generazione. Siamo infatti in opera dal 1850 e quest’anno festeggiamo i 170 anni di attività, per questo motivo nell’etichetta del gin si legge 170th.

Il fondatore è il mio trisnonno, che aprì una spezieria e drogheria nel centro del paese, a Pieve di Ledro (TN). Qui, oltre a vendere spezie e botaniche, venivano create preparazioni galeniche: nasciamo dunque come artigiani delle botaniche, farmacisti e speziali.

Su richiesta dei nostri pazienti abbiamo cominciato a ricercare le proprietà delle botaniche e a creare oli essenziali curativi. In seguito abbiamo cominciato a occuparci anche della parte alimentare creando sciroppi, liquori e altri prodotti.

Nei primi anni del ‘900 eravamo diventati un grosso stabilimento farmaceutico e siamo stato importanti fornitori di garze e fiale iniettabili durante la guerra Italo-austro ungarica . Nel Museo Foletto è possibile ripercorrere tutta la storia dagli inizi a oggi.

Nel tempo le cose sono cambiate, ma negli ultimi tre-quattro anni abbiamo rilanciato con convinzione la parte liquoristica della nostra attività. Il nostro prodotto principe nella storia è sempre stata la Tintura Stomatica, creata nel 1898 dal mio bisnonno Angelo ed entrata a far parte di tutte le farmacopee d’Europa. Oggi prendiamo ricette storiche nate principalmente nell’ambito farmaceutico e le modernizziamo. Alcuni ci chiamano “la farmacia della mixology”.

Fino al 1990 la nostra tintura stomatica era un farmaco venduto solo in farmacia. Poi è uscita la normativa per la standardizzazione dei farmaci ed, essendo questa un’infusione di botaniche naturali in acqua e alcol, il suo contenuto può avere piccoli variazioni e quindi era difficile rispettare lo standard farmaceutico senza l’intervento di ingredienti chimici, non naturali. Ed è così che abbiamo deciso di far diventare il digestivo eupeptico e lassativo un amaro senza dover cambiare la ricetta secolare: sette botaniche lasciate macerare per 24 mesi in soluzione idroalcolica.

Alberto Foletto

Come nasce Picco Rosso 170th Gin?

Picco Rosso 170th Gin ha origini da un’idea che il nonno ebbe nel 1962 quando provò a creare alcuni alcoliti (infusi di matrice vegetale in alcol puro) con frutta rossa tipica della Val di Ledro, a sud del Trentino, dove noi ci troviamo. Il nonno però se ne dimenticò ed è stata la nonna che, nel ‘78, decise di utilizzarli per farne dei liquori. Quell’anno si sarebbe tenuto il campionato mondiale di moto trial in zona e creò un cofanetto con le tre boccette di liquore da donare ai partecipanti.

In occasione del 170° anniversario dell’azienda ci siamo chiesti quale prodotto avremmo potuto lanciare e abbiamo ritrovato due di quelle anfore del nonno del 1962. Abbiamo pensato di distillarle il contenuto per creare un gin, perché volevamo celebrare con qualcosa che fosse della famiglia e inoltre così il prodotto è creato con frutta biologica a km 0. Per questo motivo nell’etichetta del gin abbiamo messo la firma della nonna: in fondo è stata sua l’idea di creare a partire da quegli alcoliti un prodotto che fosse molto morbido, profumato e rotondo. Ed è grazie a questi alcoliti che abbiamo anche potuto scrivere in etichetta: “macerato per 57 anni”.

picco rosso gin

Da cosa deriva il nome Picco Rosso Gin?

L’idea del nome deriva dal fatto che al tramonto, durante l’inverno, i picchi delle montagne innevati sembrano incendiarsi. La vista dalla Val di Ledro è mozzafiato e ci ha ispirati per il nome del gin.

Come è prodotto Picco Rosso Gin?

A 300 metri dal nostro stabilimento c’è un orto botanico dove coltiviamo lamponi e fragoline. Questi frutti rossi vengono macerati separatamente per circa 48 ore in alcol cerealicolo, mentre il ginepro viene macerato assieme a un poco di scorza di limoni del Garda. I tre macerati vengono poi distillati separatamente e uniti secondo un preciso bilanciamento. Ci sono volute centinaia di prove per trovare il giusto equilibrio. Anche la macerazione e la distillazione separata sono frutto di alcune prove per stabilire la resa ottimale. Infine il tutto viene lasciato riposare per 2-3 mesi in ambiente controllato a 20-25 gradi senza umidità per stabilizzare il prodotto. Il riposo è molto importante perché il gin cambia e si evolve nel mentre: il tempo è il nostro alleato per assicurare la qualità del prodotto. Sia prima sia dopo il periodo di riposo effettuo sempre un assaggio per controllare che sia tutto perfetto per poi procedere con l’imbottigliamento. Ogni batch è molto piccolo e tutte le bottiglie vengono numerate a mano.

Come mai hai deciso di dedicarti ai liquori?

Dopo la laurea e il master ho cominciato a lavorare al banco della farmacia, me per me era poco emozionale. Ho quindi voluto riprendere in mano lo sviluppo della parte liquoristica che già faceva parte della nostra tradizione. Siamo una delle poche farmacie che, per passione, fa ancora preparati galenici in laboratorio ed è questo il filo rosso che conduce all’ambito alimentare e liquoristico. Per noi infatti erano importanti gli obiettivi di mantenere la coerenza e soprattutto mantenere la qualità, per questo motivo non facciamo grandi produzioni.

Inoltre la liquoristica ci permette di utilizzare botaniche del territorio e collaborare con le persone del paese. C’è un equilibrio, c’è sostenibilità: volevamo ridare al territorio quello che ci dà.

Si vede che c’è molta cura nel vostro prodotto, e questo vale anche per il packaging di Picco Rosso 170th Gin…

Eh, ci sono voluti quasi due anni di studio per lo sviluppo del packaging. Il risultato è una bottiglia che parla da sola, dalla forma esclusiva e in vetro scuro per evocare l’origine farmaceutica. Anche il collo è molto particolare e abbiamo fatto creare un tappo apposito.

L’etichetta riprende lo stile di una volta, è simile a quelle che si possono ammirare nel nostro museo. La carta ha una certa porosità e spessore, proprio come la ricetta del gin. E il colore scuro della bottiglia rafforza l’idea di invecchiamento.

Sull’etichetta compaiono tre stemmi: il logo originale del 1909 e le medaglie vinte all’Esposizione Universale di Parigi e a quella di Vienna. Sotto si vede la firma della nonna e poi c’è lo stemma obliquo con l’anno di creazione della ricetta.

Dietro si può leggere la storia del gin, in un racconto più romantico che tecnico per rievocare quello che ci siamo raccontati prima. Piccoli dettagli completano il packaging, come il collarino, la numerazione della bottiglia eccetera.

Quali sono i tuoi cocktail preferiti con Picco Rosso 170th Gin?

Per far esprimere al meglio questo gin consiglio di miscelarlo con la soda e basta. E’ il modo perfetto per assaggiarlo la prima volta. In generale penso sia meglio scegliere mixer il più neutri possibile perché il gin crea una bella esplosione di aromi in bocca e potrebbero cambiare troppo o si può creare troppa complessità che mixer aromatizzati. Picco Rosso 170th Gin ha 41° e tagliandolo con la tonica si arriva a circa 15° e le aromatiche evaporano con un’esplosione di profumi e se anche l’acqua tonica ne ha troppi poi si sovrastano. Come garnish consiglio decisamente fragole e lamponi, freschi se sono disponibili, altrimenti vanno benissimo anche essiccati.

Ora stiamo lavorando con Leonardo Veronesi del Riva Bar per sviluppare nuove ricette di cocktail. Mi piace molto vedere come ogni barman lavora il nostro gin creando il proprio concept, la propria esperienza. E’ un bell’esercizio quindi preferisco non dare troppe indicazioni per la miscelazione, ma lasciare spazio all’inventiva personale.

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