Storia e Distillazione

Storia del Gin 2: la Gin Craze

Vanessa Piromallo
July 20, 2022

Nel XVII secolo, in Inghilterra, fiumi e fiumi di gin sono stati prodotti e consumati durante quella che venne chiamata The Gin Craze...

Consumi di gin da record

Nel XVIII secolo il gin si è guadagnato numerosi nomignoli poco carini, come Mother’s Ruin, Ladies’ Delight, Cuckold’s Comfort. L’inghilterra era infatti intossicata da questa bevanda, così popolare fra i poveri, e soprattutto la popolazione indigente di Londra ha decisamente abusato del gin. Questo periodo è passato alla storia col nome di Gin Craze.

Tra il 1684 e il 1710 la produzione di gin in inghilterra è cresciuta del 400%, mentre è diminuita quella della birra. Uno dei motivi principali è stata la necessità da parte del Re William di finanziare la guerra contro la Francia, dunque nel 1689 è stata vietata l’importazione di distillati francesi e nel 1690 è stato emanato il Distilling Act, che ha abolito il monopolio della produzione dei distillatori, permettendo a chiunque di distillare, e ha aumentato le tasse sui distillati inglesi. Nel 1720 il Mutiny Act ha tolto l’obbligo di ospitare soldati a chiunque distillasse in casa, incoraggiando così la produzione domestica di alcolici, in particolare di gin, creando un surplus di distillatori.

Le cifre sono incredibili: nella capitale solo i rivenditori autorizzati erano oltre 7000 nel 1730, ma esistevano centinaia di venditori per le strade (ancora più impressionante se si considera che gli abitanti di Londra erano 600.000); nel 1733 si è calcolata una produzione di 47 milioni di litri di gin legale, circa 53 litri all’anno per persona; nel 1740 non meno della metà dei luoghi in cui veniva servito alcol era costituita da “gin shops”.

Il Funerale di Madame Geneva

La bevanda mortale

Meno costoso della birra, altamente tassata, il cugino del genever preferito dai nobili è diventato il drink del popolo, egualmente bevuto da uomini e donne. Ma il problema non era solo costituito dall’alcolismo, poiché la qualità del gin dell’epoca era davvero pessima. La base distillata veniva spesso tagliata con trementina, acido solforico e allume, poi venivano aggiunti zucchero e acqua al lime e alle rose per mascherarne l’odore e il sapore disgustoso. Se a ciò si aggiunge che la gradazione era circa il doppio di quella media attuale e che la popolazione era fisicamente più piccola rispetto ad oggi e denutrita, diventa chiaro quanto velocemente questo eccesso nel bere portasse a gravi conseguenze fisiche e mentali e poi alla morte. Nel 1751 sono state registrate circa 9.000 morti di bambini causate da intossicazione da alcol.

E con l’alcolismo è cresciuto anche il tasso di criminalità e sono moltissime le sordide storie e i crimini attribuiti al consumo di gin.

Puss&Mew

Old Tom Gin

Fu durante la Gin Craze che si diffuse il nome “Old Tom” per il gin. Secondo molti studiosi ed esperti tra cui Miranda Hayman, direttrice della distilleria Hayman’s e il cui bis-bis-nonno è il James Burrough creatore del Beefeater gin alla fine del 19° secolo, c’è una storia suggestiva dietro al nome “Old Tom”. Un venditore senza licenza chiamato Capitano Dudley Bradstreet aveva una decorazione a forma di gatto fuori dalla sua casa e, se gli si mettevano i soldi nella bocca e si sussurrava “puss”, si riceveva la risposta “mew” e veniva versato il gin per il cliente, che usciva dalla zampa del gatto. In altre parole era il primo distributore automatico della storia e anche il primo speakeasy della storia. Questa pratica si è poi diffusa in tutta Londra e tuttora nella città si possono trovare alcune decorazioni a forma di gatto con una fessura nella bocca.

Gin Lane, William Hogarth

I Gin Act

A causa dell’alcolismo e della criminalità fra il popolo, i governanti si sono trovati costretti a fare qualcosa, ma non avevano nessuna intenzione di abolire gli alcolici o favorire l’astinenza ed è così che, tra il 1729 e il 1751, sono stati emanati ben otto Gin Act che hanno aumentato le tasse sul gin, imposto nuove tasse sulle licenze dei distillatori e garantito ricompense a chi denunciasse i produttori e rivenditori illegali.

Tra i Gin Act è particolarmente famoso quello del 1736 che, introducendo quanto sopra elencato, ha scatenato l’ira del popolo che ha creato canti e stampe in onore del gin, di cui particolarmente famosa è “Il Funerale di Madame Geneva”.

Grazie ai Gin Act, nel 1751 i rivenditori autorizzati di gin si erano ridotti a 29.000 in tutto il paese, ma i cosiddetti riformatori hanno continuato a incolpare il gin per tutti i problemi che affliggevano i poveri. Tra questi Isaac Maddox, vescovo di Westminster, Henry Fielding, scrittore e magistrato, e William Hogarth, autore delle due “stampe satiriche” Gin Lane e Beer Street. La prima immagine denuncia la rovina della società, rappresentata dall’abuso del gin, con scene raccapriccianti, fra le quali la più terrificante è quella di una donna che lascia cadere il suo bambino mentre è sopraffatta dall’inebriante effetto del distillato. La seconda mostra una Londra felice dove la gente beve birra.

L’ultimo Gin Act, quello del 1751, in realtà serviva ormai a poco, perché la Gin Craze stava già finendo e la popolazione aveva già cominciato a preferire altri distillati, in particolare il rum. La carestia di grano del 1756 segnò del tutto la fine perché il Parlamento dovette vietare l’uso di grano per la produzione di distillati e in seguito continuò ad aumentare le tasse su questi ultimi. Non che la gente abbia smesso di bere, semplicemente si è affidata ai contrabbandieri e il gin non era più né abbordabile né di moda, ma farà presto ritorno nel cuore degli inglesi…

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