C’è perfino chi, come lo storico e barman Fulvio Piccinino, sostiene che il gin lo abbiano inventato gli italiani, smentendo l’agiografia che dà il merito al famoso Boë Sylvius, olandese, di cui ospitiamo un ritratto accanto al bancone del The Gin Corner. Nel suo libro “Il gin italiano”, dedicato a tutti i barman e produttori italiani di gin, Piccinino ha ripercorso la storia di farmacisti, speziali e alchimisti che già nel XVI secolo, un secolo prima di Boë Sylvius, distillavano liquori a base di ginepro. In un’intervista rilasciata al nostro amico Stefano Nincevich per Bargiornale, Piccinino ha dichiarato che il suo libro prende le mosse da un “documento sensazionale datato 1555 che dimostra come la prima distillazione di Botanical Gin sia italiana. Seguono altri testi di alchimia, farmacopea e liquoristica a dimostrare che noi italiani il ginepro lo sapevamo e lo sappiamo lavorare e non siamo secondi a nessuno”.
Non è solo una questione di moda, quindi, ma anche di attitudine, che a noi italiani evidentemente non manca. Ce lo dimostra la storia di uno dei gin che saranno presenti il 14: VII Hills. Ci piace citare soprattutto questo perché è dedicato a Roma e ai suoi sette colli. E soprattutto perché nasce nel 2014, perché ci si accorge che stava tornando di moda il Negroni, ma incredibilmente un drink italiano non aveva un gin italiano a supportarlo. E se le botaniche erano proprio dei sette colli, lo stile era inizialmente britannico, per cui la produzione inizialmente era nel Regno Unito. Fin quando, l’anno scorso, come ci ha raccontato il brand ambassador Federico Leone, non si è deciso di “portare tutto sul territorio per diventare 100% italiani e poter finalmente dire di avere testa, cuore e mani italiane”.