Ora Cavalli versa in cattive acque ed è in piena ricapitalizzazione del marchio, con dismissioni importanti, come quella, appunto dei locali di via Tornabuoni e del vicino Caffè. Il Giacosa, si legge in una nota, fa capo a una Srl del gruppo ma l’attività “non rientra nel core business della maison” Cavalli. Senza contare il benservito dato ai dipendenti, alcuni dei quali lavoravano nel locale già prima dell’arrivo di Cavalli: 11 contratti a tempo indeterminato, 3 a tempo determinato. Appena un mese fa avevano concordato il piano ferie, ma solo da pochi giorni è stata consegnata loro una lettera con la quale si comunica il recesso dal contratto di lavoro causa cessazione dell’attività dal 29 luglio.
Una manciata di giorni per salvare un’istituzione di Firenze, che negli anni ha portato in città non pochi appassionati di Negroni e della storia del mitico conte. Ma anche l’ultima occasione, per i fortunati che si trovano a Firenze per assaggiare il Negroni più autentico, quello preparato sotto la stessa insegna in cui lo beveva il Conte Camillo. Per chi non facesse in tempo, consigliamo di ripiegare sul Negroni del nostro amico Luca Picchi. Di lui abbiamo già parlato, lo trovate al Caffè Rivoire, sempre a Firenze, e ha seguito le tracce del conte scrivendo su di lui due libri. Probabilmente non ci sbagliamo se lo definiamo massimo esperto di Negroni e la sua versione aromatizzata al caffè ci è rimasta nel cuore.
Nell’attesa, teniamo le dita incrociate per il Caffè Giacosa e per i suoi dipendenti. Voci insistenti parlano di un’acquisto dei locali da parte del Gruppo Armani. Speriamo che da parte di quest’altra maison ci sia maggiore attenzione nei confronti della storia della città, della miscelazione e di chi finora ha proseguito la tradizione di Fosco Scarselli, mescolando Negroni in via Tornabuoni.