Va detto che l’aumento delle esportazioni degli spirits è dovuto anche al basso costo della sterlina, conseguente alla vittoria del referendum da parte dei pro-Brexit, che ha fatto aumentare il potere d’acquisto soprattutto di chi paga in euro. Di contro, c’è stato un aumento dei dazi, ma non ancora troppo impegnativo per chi acquista, mentre dopo l’uscita definitiva dall’euro del Regno Unito, non si sa che ne sarà dei prezzi. Quindi, considerando che il gin non è un bene di facile deperimento, perché non farne una bella scorta? In Spagna evidentemente hanno già fatto questo ragionamento.
Come si anticipava, sono aumentate anche un po’ le tasse sugli alcolici nel Regno Unito, ma la vera notizia è che il gin ha battuto la birra, quanto a entrate fiscali. Non il vino, però, dove pesano soprattutto i dazi in ingresso delle bottiglie, visto che al contrario di gin, whisky e birra la produzione locale è da dimenticare, per ovvi motivi climatici.
Lo scorso anno, il gin e tutti gli altri amici distillati hanno fatto guadagnare al governo britannico 3,37 miliardi di sterline (+7% sull’anno precedente), nel caso della birra solo un misero 1% in più per un totale di 3,32 miliardi. Il vino invece incassa quasi £ 4,17 miliardi di tasse, in aumento del 5% rispetto all’anno precedente. Va detto che cambia la quota percentuale che lo Stato britannico guadagna da ciascuna bottiglia: sul costo medio di una bottiglia di gin, che è £ 13,66, un totale di £ 10,33 se ne va in tasse; nel caso del vino e della birra, invece, si calcola in oneri fiscali una quota che è poco più della metà.
Ma questo calcolo non tiene conto della tonica. Quindi, a spanne, nei venerdì sera britannici è probabile che ci sia stato il sorpasso del gin tonic a vantaggio della cara vecchia birra!