“La ricetta – racconta Lotti – è estremamente semplice, ma il procedimento è assolutamente rigido. Si prende un bicchiere con lo stelo, di quelli da vino, quindi si bagna il fondo con qualche goccia di angostura e la si fa roteare all’interno in modo che si stenda l’eccesso sulla superficie del bicchiere. Quindi si versano 4cl di gin e si allunga con acqua gelata, appena presa dal freezer oppure raffreddata un po’ con ghiaccio appena si inizia la procedura, ma assolutamente senza far andare il ghiaccio del bicchiere”. La quantità dell’acqua? Lotti risponde in maniera sibillina “quanto basta”, ma d’altra parte ogni gin lover sa che nei cocktail come il gin tonic il distillato va allungato anche in base alle preferenze di chi beve, ovvero se gradisce un drink più o meno alcolico, ma anche di un rosa più o meno intenso.
Per la cronaca, in commercio si trovano diversi Pink Gin già imbottigliati, tuttavia sono raramente ispirati alla ricetta di cui sopra, quella con l’angostura, ma prendono piuttosto la colorazione da aggiunte fruttate, come il rabarbaro o i frutti rossi. Questi ultimi, inoltre, hanno normalmente una gradazione alcolica piuttosto alta e vanno quindi trattati come se fosse gin in purezza e utilizzati per esempio per un gin tonic dal sapore fruttato.