Un amico barman una volta mi raccontò che al Ritz di Londra, dove aveva lavorato, il protocollo di servizio prevede ben 32 domande da fare al cliente. Per prima cosa il numero di camera, per scoprirne l’identità, quindi almeno tre quesiti posti chiamandolo per nome. Faceva eccezione la Royal Family, che al Ritz ha il miglior tavolo sempre a disposizione dei suoi membri, che naturalmente devono essere riconosciuti al primo sguardo e accolti con il migliore dei sorrisi.
Ora, qualche personaggio famoso capita dalle nostre parti, ma di teste coronate ne ho viste poche. E poi, il nostro obiettivo è sempre stato di far sentire il cliente come a casa. Quindi via libera alla cura dei particolari, alla cortesia del servizio, alla competenza nell’illustrare i gin che si bevono, ma non bisogna mai eccedere nell’affettazione. Per me una decina di domande possono essere più che sufficienti, corredate dalle opportune spiegazioni, se richieste dal cliente.