L’assenzio è uno di quei distillati che porta con sé un’aura di mistero e leggenda. La Fata Verde ha ispirato scrittori maledetti, artisti bohémien e frequentatori di caffè parigini durante la Belle Époque e i Ruggenti Anni Venti. Ma tra storie di allucinazioni e follia, la realtà dell’assenzio è ben diversa. Dietro al rituale elegante del drip e alla sua presenza nei classici cocktail come il Sazerac, c’è una lunga storia di arte, chimica e – soprattutto – fraintendimenti. Per fare chiarezza, ci affidiamo all’esperienza di Ted A. Breaux, uno dei massimi esperti mondiali di assenzio.
- L’Assenzio è Allucinogeno
Se pensi che un bicchiere di assenzio ti farà vedere la Fata Verde danzare nella stanza, è il caso di ridimensionare le aspettative. L’assenzio non è più allucinogeno di un bicchiere di whisky o di vodka. Studi scientifici recenti – alcuni co-firmati proprio da Breaux – hanno dimostrato che gli assenzi prodotti prima del divieto non contenevano né oppiacei né altre sostanze psicotrope. La vera “droga” nell’assenzio? Alcool, e tanto. La sua alta gradazione alcolica, accompagnata dai profumi delle erbe, è ciò che dà l’illusione di uno stato alterato. Ma nessuna visione mistica è inclusa nel prezzo.