L’invecchiamento e l’affinamento in botte storicamente appartiene ad una nicchia di prodotti, in particolare si sviluppa in aree dove erano presenti e reperibili le querce ed i legni adatti a questo scopo. La maggior parte degli spiriti sono tradizionalmente bianchi, come Rum, Tequila e Grappa, solo per fare alcuni esempi. Oltre a non essere presenti gli alberi adatti a produrre il legno da invecchiamento (che si può comunque trasportare), nelle zone dove si sono sviluppati questi prodotti mancano anche le condizioni climatiche adatte all’invecchiamento: perché questo processo di maturazione possa avvenire in maniera sostenibile, le botti devono poter sostare anche decenni in ambienti freschi e non troppo umidi.
Ogni anno di sosta nei barili causa una perdita di prodotto dovuta alla naturale porosità del legno e alla volatilità degli alcoli più leggeri. Questo fenomeno di ossido-riduzione ha però il vantaggio di concentrare parti più levigate e di consentire al distillato di guadagnare in gusto e morbidezza. Nella Charente (regione del Cognac) la percentuale di alcol che evapora viene romanticamente chiamata “La part des Anges“, la parte degli angeli, ed è presente massivamente nell’aria intorno ai “Paradis”, le cantine di stoccaggio delle botti. Gli scozzesi, più pragmatici, la chiamano tassa: “Angel’s Charge”. Questa percentuale può variare a seconda delle temperature e si attesta tra il 2 e il 3,5%, rappresentando una perdita di milioni di bottiglie ogni anno. Ai Caraibi, dove temperatura e umidità sono completamente diverse, si può arrivare ad una perdita annua di quasi il 12%, motivo per cui si parla di “Devil’s charge“, tassa dei diavoli! Vien da sé che in questi luoghi non è possibile mantenere un distillato in botte per più di 3-4 anni se non a fronte di una perdita onerosa di gran parte di prodotto.