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Gin & White Spirits Festival – Milano, 23/24 Febbraio 2019

Paolo Topa
March 6, 2019

What's new? Ce lo racconta Paolo Topa dopo il Gin & White Spirits Festival 2019 di Milano

Una giornata alla ricerca delle novità del mercato del Gin? È con questo spirito che ci siamo recati a Milano, presso il Marriott Hotel, alla scoperta del “Gin & White Spirits Festival”, dove abbiamo avuto la possibilità di incontrare alcuni produttori da poco sul mercato e tastare il terreno delle ultime tendenze riguardanti il nostro distillato preferito. L’ingresso è gratuito e in cassa è possibile acquistare un kit di degustazione (un piccolo calice brandizzato e un porta bicchiere di tela da mettere al collo) con i relativi gettoni per assaggiare i vari prodotti.

So many gins, so little time!

Il primo passaggio avviene nello stand di Compagnia dei Caraibi, dove ho assaggiato uno dei Gin che maggiormente mi ha colpito: il Fishers. Gradazione alcolica di media portata (44%) e un aroma originale e finissimo, con note leggermente salmastre e passaggi vegetali che hanno convinto su tutto il fronte. Positivo anche l’approccio con Hermit, un gin dove viene aggiunta una piccola percentuale di acqua di ostriche che dona una sterzata di salinità, un passaggio davvero interessante a livello palatale. Nello stesso stand mi faccio versare anche il nuovissimo Whitley Neill al rabarbaro e zenzero: colore ammiccante, aromi incisivi e poco convenzionali. Al palato si sente tutta la dolcezza del rabarbaro, compensata da un pizzico di piccantezza: un Gin che potrebbe trovare nell’universo femminile il suo target principale.

Mi sposto in uno stand molto coreografico, quello di un brand italiano che si è affacciato al mercato da soli due mesi: Doctor Martux. Bottiglia molto simile a quella di un medicinale, etichetta di tendenza e aromi balsamici piuttosto profondi e caratterizzanti. Al palato tutta un’altra storia, sapori sweet&dry anomali e originali al tempo stesso: un cold compound da valutare attentamente in prospettiva, in attesa di una reazione del mercato.

Tra gli italiani colpiscono poi sempre in positivo i gin firmati Silvio Carta. Non solo i classici Giniu e Pigskin, ma anche i più recenti Grifu e Old Grifu, Pigskin Pink e Pigskin Silver. Da provare e riprovare.

Veniamo ora a due gin davvero fuori dagli schemi: Il Lobstar e il Butcher’s.
Gin Lobstar mette in infusione 200 gr di aragosta per ogni singola bottiglia da 50 cl e nel momento in cui la apriamo non possiamo che essere certi della presenza del re dei crostacei come “botanica” principale. Una scelta coraggiosa, ma anche vincente!
Se con il Lobstar pensavamo di essere arrivati al culmine dell’originalità, con il Butcher’s Gin abbiamo trovato un ulteriore sfida da affrontare: in infusione in questo caso c’è un taglio di manzo iberico. Questo “elemento” lo si scorge in maniera prorompente sia quando si toglie il tappo della bottiglia sia (soprattutto) quando lo si assaggia. In questo caso il pairing con una tartare di carne potrebbe essere la soluzione corretta per la degustazione di questo Gin.

Più in là altre due novità mi rapiscono lo sguardo, entrambe irlandesi: il Minke Irish Gin e l’Echlinville. Il primo riporta tra le botaniche il siero del latte, percepibile al palato grazie a una moderata morbidezza che caratterizza l’assaggio di questo Gin. Lo provo anche in un Milk Punch con una grattata di cannella in superficie: gradevole e delicato. Per quanto riguarda invece l’Echlinville siamo al cospetto di un gin ben equilibrato, con sensazioni marine e un lungo finale: promosso senza alcun dubbio.

Il Tonka Gin, edizione limitata di Roby Marton del 2017, è il prossimo passo che ci attende. La fava di tonka marchia a fuoco la bevuta liscia (e non potrebbe essere altrimenti): note di orzata, amaretto e mandorla tostata avvolgono il retronasale per un Gin senza compromessi, deciso e con un’impronta indelebile, quindi capace di accendere tutti i recettori di chi lo approccia.

Fra i due stand si trova il banchetto di due giovanissimi italiani, Eugenio e Niccolò, che hanno di recente aperto la propria distilleria di gin nella provincia di Monza. Hanno presentato i loro primi due prodotti, due London Dry aromatici e ben equilibrati: Eugin N. 7 ed Eugin N. 9. Il primo adatto a ogni tipo di miscelazione, il secondo più secco e intenso, perfetto per Martini e Gin Tonic. Entrambi sono prodotti con l’alambicco soprannominato Robert, che ha la particolarità i funzionare sia come classico “pot still” sia come “Carter Head”.

Passaggio obbligato nello stand di Martin Miller’s: a rubare l’occhio è la piccola bottiglia da 35 cl di “Nine Moons”, uno dei segreti meglio custoditi e più affascinanti di tutto il pianeta Gin. In soli 2 cl ci si è aperto un nuovo orizzonte, fatto di percezioni che trascendono quello che fino a ad oggi conoscevamo di questo mondo: un vero e proprio turbinio di emozioni fatto di tostature, fragranze e note sottili, leggere e incredibilmente fini e complesse. Incredibile.

Ultimo passaggio da Elephant Gin, dove ci aspetta la grande novità per il pluripremiato marchio tedesco: un’edizione 2019 realizzata esclusivamente per il mercato italiano. Le botaniche sono un po’ diverse e il risultato è ugualmente ottimo: un gin  che lo stesso produttore definisce un po’ più morbido e “piacione”, più seducente e meno verticale rispetto alla versione originale di Elephant.
A questo punto viene spontanea l’idea di una degustazione comparata con il “main product” e la versione speciale “Merelet” del 2018 per capirne le differenze. Non dovete far altro che attendere qualche settimana e tenere in aggiornamento le pagine di IlGin.it…

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