Eventi

Tutte le novità del Junipalooza London 2023

Vanessa Piromallo
June 16, 2023

Siamo stati al Junipalooza London 2023 e questi sono i gin che più ci sono piaciuti e che più ci hanno colpito

Quest’anno siamo tornati al Junipalooza London, la fiera del gin dove consumatori e addetti al settore possono assaggiare moltissimi prodotti e parlare direttamente con i loro produttori. L’edizione 2023 è stata decisamente ridotta rispetto agli anni precedenti, con 30 produttori presenti e lo spazio espositivo condiviso con La Piñata, l’evento con lo stesso format ma dedicato a tequila e mezcal. Anche in questa versione abbiamo avuto modo di assaggiare diversi gin che in Italia non si trovano e molto interessanti. Questi sono quelli che più mi hanno colpita e che vi consiglio se vi dovessero capitare per le mani.

Foto: ilGin.it

Cominciamo dai gin inglesi. Ho particolarmente apprezzato Papillon Gin della Papillon Dartmoor Distillery per lo straordinario equilibrio delle sue note floreali, completamente trasformate ma amcora in perfetto bilanciamento anche nella versione invecchiata dal nome Mariposa Cask Gin. La distilleria propone anche la versione Navy Strength, quella al pompelmo e una serie di edizioni limitate, tutte particolari e caratterizzate dalla scelta di ingredienti locali. Degno di nota anche il loro Sloe Gin, molto secco e non troppo fruttato né zuccherino.

Foto: ilGin.it

Mousehall Sussex Dry Gin è interessante perché si inserisce fra quei gin, in questo caso un London Dry juniper forward, prodotto da una distilleria che è anche azienda vinicola, infatti la sua base è un misto di alcol da cereali (più neutro) e alcol da uva (che dona coplessità). L’unione tra il mondo dei vini e quello del gin è un trend diffuso nel mondo e particolarmente in Francia, Italia, UK e Australia.

Anche Mallard Point è una distillery & winery e la sua gamma di gin comprende un London Dry che nel gusto si ispira al loro vino frizzante; Pinot Noir Premium Gin, con aggiunta della pressatura delle loro uve Pinot Noir; e English Rose Premium Gin con pompelmo. Ma ciò che è ancora più interessante di questi prodotti è il packaging: la scatola (in materiali riciclati), una volta aperta, diventa la brochure con tutte le caratteristiche del gin e della distilleria, mentre la bottiglia è in alluminio, quindi facilmente riutilizzabile, riciclabile e leggerissima, riducendo così notevolmente l’impatto ambientale del prodotto.

Foto: ilGin.it

Continuando a parlare di packaging, non può che risaltare all’occhio GINome, prodotto nel Kent e imbottigliato in una incredibile bottiglia di ceramica a forma di gnomo bianco col cappello rosso. Un gin floreale e beverino, molto fresco. I produttori vendono le ricariche in busta per riempire nuovamente il proprio gnomo una volta finito il gin: un buon passo verso la sostenibilità già ampiamente diffuso in UK.

Foto: ilGin.it

A virare decisamente il proprio brand verso la sostenibilità ecologica è la Copper in the Clouds Distillery, che si trova nel Hertfordshire. Etichette simpatiche e colorate, gin floreali, fruttati, beverini, ma soprattutto grande attenzione all’ambiente sono le cifre stilistiche di questa azienda, membro di 1% for the Planet.

Parlando di sostenibilità non posso evitare di menzionare la Greensand Ridge Distillery che ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo impegno eco-sostenibile. Fra le tante buone pratiche che hanno messo in atto per essere carbon-neutral, una è la scelta di botaniche locali per la produzione del loro London Dry Gin.

Foto: ilGin.it

Una novità inglese che ho amato molto sia per il gusto sia per l’originalità delle etichetta è la linea di Bone Idyll. Il loro London Dry, il Pink Gin e il Barrel-Aged Gin sono ottimi prodotti, ben equilibrati e pensati per la miscelazione (i produttori sono bartender che a Londra hanno aperto anche una piccola distilleria). Producono inoltre vodka, un botanical rum e un Barrel-Aged Rum. Con questi stessi prodotti hanno creato una linea di Ready to Serve in bottiglia che utilizzano nel loro locale. Io ho assaggiato il Barrel-Aged Negroni e il Margarita e sono subito entrati in alto nella mia classica degli RTS che preferisco. La linea comprende anche Espresso Martini, Passionfruit Daiquiri (il preferito della loro clientela) e Pink Gin Cosmo. Stupende anche le loro magliette brandizzate, sono andate a ruba durante l’evento.

Foto: ilGin.it

Shivering Mountain Distillery gioca tutto sul local: ingredienti della zona, il Parco Nazionale Peak District (UK) con i quali hanno creato il loro Premium Dry Gin, agrumato e fruttato, il Pink Gin, molto agrumato, e Early Harvest Gin, dal profilo nettamente floreale. La filosofia che prevede l’uso degli elementi naturali locali è stata da loro chiamata “Ginology”.

Sulla territorialità gioca anche Dryad Gin, prodotto nel Somerset con botaniche locali e ispirato alle leggende della zona, agli spiriti che proteggono questi boschi. Il suo tratto caratteristico, che mi ha piacevolmente colpita, è l’uso del legno di quercia in distillazione, che dona profondità, complessità e unicità alle note erbacee del gin.

Foto: ilGin.it

A sud di Londra troviamo poi Green Room Distillery, inaugurata nel 2020. Ho assaggiato tutti i loro pluri-premiati gin: Green Room Gin, Houselight Gin, Flyman’s Strength Gin e Sloe Gin ma quello che più in assoluto mi ha colpita è uno dei gin che hanno creato in collaborazione con il ristorante stellato Micheline Trinity di Londra, il Winter Gin. Nel gusto sono veramente riusciti a ricreare le sensazioni che si provano stando d’inverno davanti al caminetto acceso, con sensazioni affumicate che accarezzano il palato: non per tutti, ma una vera perla per chi apprezza questo tipo di sentori.

Prima di spostarci in Asia vorrei menzionare ​​Xin Gin, prodotto dall’Irlandese Ahascragh Distillery, che unisce l’ispirazione celtica a suggestioni asiatiche. Michelle e Gareth McAllister, i due fondatori, sono infatti irlandesi puri ma hanno passato molti anni in Asia e in questo continente hanno lasciato un pezzo del loro cuore. A buona ragione, questo gin ha guadagnato altissimi riconoscimenti in gare internazionali. Anche lo scozzese Rutland Square Gin si ispira al’Asia con le sue note di Oolong tea infuso con le spezie Chai tipiche dell’India.

Foto: ilGin.it

Cambiamo ora continente e partiamo dal Giappone con The Ethical Spirits & Co, che ha un approccio innovativo alla creazione del gin, oltre che etico, ispirandosi all’arte profumiera. Il loro Last Craft Gin è prodotto a partire dagli scarti di Sake kasu, mentre Revive Gin a partire da alcol scaduto al quale viene data nuova vita. La promessa del brand è quella di dare risalto a determinati ingredienti in grado di donare ricchezza a un distillato, anziché gettarli via come viene comunemente fatto, dando così un nuovo valore agli ingredienti e al prodotto.

Sempre dal Giappone proviene poi 135° East Gin, prodotto dalla Kaikyo Distillery nella prefettura di Hyogo, un’azienda di famiglia in opera sin dal 1917 e oggi portata avanti dal Master Blender & Distiller Kimio Yonezawa, che ci ha raccontato i suoi prodotti. Il gin è prodotto con la classica triade ginepro, coriandolo e angelica, unita a botaniche locali come yuzu (piccolo agrume), ume (una specie di prugna), pepe Sansho (falso pepe con note agrumate e speziate), foglie di Shiso (pianta della famiglia della menta) e tè Sencha (che completa il quadro con le sue note umami), tutte distillate sottovuoto separatamente. Al gin è unita una parte di distillato di Sake che dona equilibrio, morbidezza e una leggera dolcezza.

Foto: ilGin.it

Rimaniamo in Asia, ma ci spostiamo in India. Jailsalmer Indian Craft Gin è profondamente legato alla cultura e alla storia locale. Viene distillato con 11 botaniche di cui 7 indiane, fra cui coriandolo e Vetiver da Jailsalmer, nel nord dell’India; arancia dolce dal centro; pepe Cubebe e Lemongrass dal sud; Tè verde del Darjeeling dall’est; limoni dall’ovest.

Ma dall’India ci ha deliziato anche Anand Virmani e il suo fantastico team di NAO Spirits, con un’area dedicata ad Hapusa Gin e alle sue botaniche locali, in particolare il caratterizzante ginepro dell’Himalaya, e un’area dedicata al loro Greater Than London Dry Gin e la nuovissima versione aged Broken Bat Gin, con una bella ricostruzione della stampa Gin Lane, ma in accezione positiva e ambientata nella coloratissima India.

Foto: ilGin.it

Andiamo ora nelle Filippine dove Full Circle Distillers produce gin premium davvero speciali. Archipelago Gin è prodotto artigianalmente con 28 botaniche di cui 22 filippine tra cui pomelo, dalandan, calamansi, dayap, mango, Benguet pine, sampaguita, ylang-ylang and kamia flowers. Il risultato è un delicato gin floreale con un finale speziato di pepe nero e fresche note agrumate, con ginepro sempre ben presente. Ottimo anche nella sua versione barrel-aged.

Foto: ilGin.it

Torniamo in Europa, in Belgio, con Spicy Fox Gin, prodotto a Bruges. Le note floreali dell’artiglio del diavolo e dell’iris, la freschezza di eucalipto e rosmarino, l’amarezza terrosa del rabarbaro, la freschezza citrica del bergamotto, ma soprattutto le note verdi e piccanti dell’habanero sono la cifra stilistica di questo nuovo gin.

Dal Belgio alla Francia con il fantastico Wattshot Gin, il primo gin realizzato appositamente per essere bevuto come shot. Ve ne ho già parlato più volte perché questo prodotto mi è piaciuto così tanto che l’ho personalmente reso disponibile in Italia e infatti è possibile acquistarlo su GinShop.it.

Foto: ilGin.it

Concludo il mio tour fra le novità del Junipalooza 2023 con un RTS inglese, Gwyr Negroni di The Gower Gin Company. Un ottimo esempio di un buon Negroni pronto e imbottigliato, con un bell’equilibrio delle note amaricanti e una buona esaltazione delle caratteristiche del gin di base utilizzato, cioè Gower Gin.

A proposito di Negroni, la rappresentanza italiana è stata data da Ondina Gin, utilizzato e presentato presso il Negroni bar realizzato da Campari durante l’evento. A giudicare da quello che ho visto, si può dire che questo drink Made in Italy stia prendendo piede nel cuore degli inglesi.

Foto: ilGin.it

Per finire ci tengo a menzionare vecchie conoscenze che erano presenti al Junipalooza, come Elephant Gin, Tarquin’s e Ramsbury; Cuckoo Gin con le sue candele ai profumi del gin e le nostre amiche di Brighton Gin, che mi hanno presentato il loro nuovo delizioso Navy Strength e l’incredibile Jammy Orange Gin che, contrariamente a quanto il nome faccia pensare, è secco e molto ben equilibrato, non dolce, ma dalle deliziose note di arancia. Brighton ha anche messo in mostra le etichette speciali che hanno realizzato per il Pride, infatti la distilleria è nota proprio per il suo impegno diretto all’interno della comunità LGBTQ+.

Lascia un commento

Conferma

Categorie

News
1379
Ricette
425
Recensioni
377
Interviste
275
Altro
Riduci
image (61)
News
Emma Watson disegna il packaging festivo di Renais Gin
mini happy hour 2
News
Negli USA l’appello per vietare i giocattoli ispirati ai cocktail
image (60)
News
Tamar Gin: il gin con datteri che cattura l’essenza del Medioriente

Esplora la nostra
Enciclopedia

Ricette

News