“Non penso sia stata un’ottima idea.” Si guardò intorno con gli occhi spalancati e la fronte inarcata. L’aria greve e umida diffondeva copiosi i suoni, anche quelli molto distanti. Una colonia gracchiante di cicale (sicuramente grosse almeno quanto un pugno), vibranti voli lontani di coleotteri vaganti (carapaci giganti, palle da tennis in forma d’insetto), esercito di zampette di scolopendre fruscianti sulle foglie (lunghe almeno un metro), incespicare sordo dalla cima degli alberi di primati (questi probabilmente piccoli ma numerosi) e tanti altri. L’atmosfera era carica d’acqua vaporizzata al punto che, concentrandosi, si poteva quasi ascoltare il rumore che fa il ragno tessendo la sua tela tra due foglie, si poteva quasi sentire il suono della condensa che andava formandosi sulle piante.