Interviste

Puppy e Sherlock Gin raccontati dal loro creatore

Vanessa Piromallo
May 13, 2019

Vi abbiamo detto la nostra e ora è Marco bordin a raccontarvi direttamente i suoi gin: ecco a voi Sherlock Handcraft Gin e Puppy Handcraft Gin

Due gin italiani hanno fatto la loro comparsa non molto tempo fa e ci hanno subito colpito per la loro unicità, il gusto intenso e adatto anche alla degustazione liscia: parliamo di Puppy e Sherlock Handcraft Gin. Per raccontarveli al meglio abbiamo intervistato direttamente il loro creatore, Marco Bordin, fondatore di Mark Spirits. Marco ha creato le ricette e le ha poi sviluppate con l’antica e prestigiosa Distilleria Fratelli Brunello. Assieme hanno realizzato i due cold compound ben riconoscibili dal punto di vista organolettico, curati nei minimi dettagli, artigianali e di alta qualità.

Handcraft with passion

Ciao Marco, cominciamo da te. Chi sei e come è nata questa passione per il gin?

Beh, la storia è lunga, ma riassumendo… A me piace ed è sempre piaciuto lavorare e sperimentare. Ho frequentato una scuola un po’ particolare, il liceo scientifico-tecnologico, che mi ha permesso di lavorare in laboratorio. La mia è una famiglia di imprenditori e quindi già ai tempi del liceo ho iniziato a lavorare con mio zio e mio padre nell’ambito della meccanica. Dopo gli studi ho continuato a lavorare con loro come socio in questo ambito e così ho acquisito i principi della precisione e del rigore, fondamentali nella meccanica, dove non c’è alcun margine di errore. Da qui deriva la cura nei dettagli che traspare dalla finitura e dal design delle bottiglie e dalle ricette dei gin.

Dopo la laurea in Commercio Estero e la specializzazione in Business Development mi sono allontanato dall’azienda di famiglia, soprattutto per via di un’esperienza lavorativa di quattro mesi in California, dove mi sono ritrovato in un settore completamente diverso. Ho ricevuto nuovi stimoli, visto un mondo diverso da quello a cui ero abituato da sempre nel comfort di casa e ho scoperto nuove cose che mi appassionavano. Volevo fare qualcosa di più emozionale e creativo e per questo motivo mi sono avvicinato al mondo del food&beverage.

Ho lavorato per un’azienda veneta che distribuisce e importa gin in qualità di commerciale estero ed è qui che mi sono innamorato di questo settore. Pensa che prima non bevevo gin, preferivo il whisky e cocktail con altre basi, ma studiando con meticolosità questo distillato mi sono appassionato.

Per diversi motivi ho lasciato l’azienda e, a partire da febbraio 2018 ho cominciato a fare esperimenti in casa mettendo le botaniche in infusione nella vodka e creando le mie ricette. Sono partito da un gin con sei botaniche e ho coinvolto famigliari e amici per gli assaggi e poi, dopo diversi esperimenti, sono giunto a un equilibrio che mi piaceva, tenendo solo due degli ingredienti inizialmente selezionati. A questo punto, trovata una ricetta interessante, ho cominciato a cercare una distilleria che producesse il mio gin.

Come sei arrivato a scegliere Distilleria Fratelli Brunello per produrre il tuo gin?

Ho parlato con un paio di distillerie, ma non rispecchiavano i miei valori. Invece con Fratelli Brunello ho subito trovato la giusta armonia; era la distilleria adatta a al mio progetto per diversi motivi: per il metodo artigianale, per la precisione, per la cura nella selezione e nel trattamento delle botaniche e anche per la cura nella personalizzazione delle mie bottiglie. Infatti i miei gin vengono tutti numerati a mano, uno a uno; un lavoro lungo, ma che permette un ottimo controllo della qualità e di verificare la perfezione di ogni singola bottiglia. Per me è fondamentale che sia tutto perfetto, ho uno standard alto!

Fratelli Brunello si trova in provincia di Vicenza ed è la distilleria di grappa artigianale più antica d’Italia, ha 179 anni e fanno liquori da oltre 70 anni, dunque ha un suo savoir-faire tecnico. Ma hanno anche voglia di imparare, di ricercare materiali particolari, di sperimentare. Dunque con Stefano ho potuto lavorare in prima persona nella messa a punto del gin, insieme ci siamo prodigati per la stabilizzazione dei prodotti, che non è facile con i cold compound. E’ stata una bella collaborazione per cercare profumi e sapori e bilanciarli ed è grazie al loro lavoro in distilleria che sono riuscito a portare alla luce la mia ricetta in pieno spirito collaborativo e secondo i miei standard.

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Le infusioni per creare i prototipi (Foto: Marco Bordin)

Una collaborazione ben riuscita visto che i gin realizzati con te sono tre…

Sì, quando assaggiarono il mio gin sperimentale la ricetta piacque loro a tal punto che mi chiesero di realizzare un gin anche per Fratelli Brunello. Tra noi si è dunque creato un rapporto stretto, che va ben oltre quello di cliente-fornitore. Da questa esperienza sono nati tre gin, i miei Puppy e Sherlock e il loro CR42 Falco. Tre prodotti molto diversi fra loro sia per alcolicità sia per sapori e aromi, dedicati tre target diversi. Per sviluppare CR42 Falco ho lavorato anche all’abbinamento con gli altri loro prodotti come il bitter, ma soprattutto mi sono basato sui loro valori aziendali, le “5 T”: Tempo, Territorio, Tradizione, Tipicità, Talento.

Quanto tempo ci è voluto per sviluppare le ricetta definitive?

Abbiamo cominciato a lavorare a metà febbraio e abbiamo imbottigliato a fine estate. Ci sono voluti circa sei mesi. Il motivo è che lavorare con l’infusione delle botaniche nelle basi alcoliche è molto diverso rispetto a quello che avevo fatto io usando semplicemente una vodka. Ogni spezia infatti viene estratta con una base a una gradazione differente e necessita di tempi e attenzioni differenti. Abbiamo creato diversi campioni che abbiamo fatto assaggiare sia a consumatori sia a bartender e quando abbiamo trovato l’equilibrio sono sopravvenute nuove difficoltà, perché con la crescita dei volumi di produzione l giusto bilanciamento cambia. Inoltre abbiamo lavorato contemporaneamente sulla creazione dei tre gin, infatti Sherlock corrisponde alla mia prima ricetta, ma già a marzo è sopraggiunta l’idea del CR42 Falco, mentre da inizio aprile abbiamo cominciato a lavorare sulla messa a punto di Puppy gin che è stato il più semplice perché dopo la scelta delle spezie siamo riusciti a trovare velocemente il perfetto equilibrio. Sherlock Handcraft Gin è stato il più complesso perché ci è voluto tempo per far emergere le botaniche nel modo giusto.

Per quali motivi hai voluto che i gin fossero prodotti con la tecnica cold compound?

Sin dal principio la mia preferenza è stata per la tecnica cold compound perché permette di trasferire completamente i sapori delle spezie all’alcol. Ma non è l’unica ragione: per me il gin è una forma d’arte (ciò vale per tutti gli alcolici, in primis il vino) e di conseguenza una ricetta deve esprimere un concetto che non riguarda solamente il gusto in sé. Sherlock infatti rappresenta la città di Padova, con il mix di culture che qui stanno arrivando, ma anche le tradizioni dei padovani e il loro orgoglio. Oltre ad esprimere al meglio coi sapori quello che volevo rappresentare, il cold compound rende immediatamente riconoscibile l’artigianalità che lo caratterizza: questo gin comunica al cliente la scelta delle materie prime che lo compongono, la loro qualità si sente chiaramente. Un’altra ragione di questa preferenza è che permette di ottenere un distillato molto morbido, secondo me decisamente più interessante e anche più appetibile. Per esempio Sherlock è un gin caldo, non gratta la gola con l’alcol, ma la scalda. Ha un gusto accomodante e coinvolgente.

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La tua attenzione per i dettagli è evidente nella ricetta del gin, ma è immediatamente palese dal packaging e dal design delle bottiglie… Come hai scelto il tema canino?

L’idea è nata mentre facevo le varie prove con i miei campioncini nel salotto di casa e il mio bracco ungherese Dora ha cominciato, come sempre, ad annusare i materiali. Ho quindi deciso di dedicare il gin al mio cane e ai segugi in generale, il cui olfatto incredibile permette loro di vivere mondi completamente nuovi e diversi che solo loro possono percepire con il naso. Per scegliere il nome ho pensato a quale fosse il segugio più famoso del mondo e mi è venuto in mente Sherlock Holmes. Una volta deciso questo tema, durante lo sviluppo del secondo gin ho pensato di chiamarlo Puppy perché è un po’ un cucciolo, più semplice rispetto al fratello al maggiore.

Per quanto riguarda il design, io lavoro con due grafici diversi che non provengono dal mondo degli alcolici, ma da quello della moda. La motivazione è che volevo qualcosa di diverso rispetto alla tendenza, che fosse elegante e moderno. Da qui anche la scelta dei materiali e della serigrafia. La grafica è semplice, minimale e infatti l’ispirazione deriva dall’architetto minimalista Ludwig Mies van der Rohe e dalla sua celebre frase “less is more”. Del resto non solo il design è pulito e semplice, ma anche le ricette sono composte da solo sette e quattro botaniche. La descrizione di queste ultime ho poi voluto fosse presente sulle bottiglie perché permette meglio a chi assaggia di capire che cosa stia bevendo.

Quali sono i tuoi cocktail preferiti con Puppy e Sherlock Handcraft Gin?

Io in generale preferisco i cocktail in coppetta perché mi sembra siano quelli che meglio esprimono l’arte del bartender. Per quanto riguarda i due gin, Puppy è quello più semplice da utilizzare in miscelazione e io lo consiglio in cocktail Sour perché è molto fresco e questo tipo di drink permette di esaltare l’anice e inoltre non richiede quasi l’utilizzo di simple syrup perché il finocchio dà la giusta rotondità al distillato. Uno dei cocktail con Puppy che mi sono piaciuti di più è un Japanese Cocktail con latte di soia, creato da Marco Rossi presso il Ginza Onodera di Londra, che ha un gusto particolare e molto buono. Per quanto riguarda Sherlock lo consiglio liscio o in un Martini con il Vermouth Santòn, un vermouth agricolo friulano, perché questa combinazione dà vita a un Martini morbidissimo e profumatissimo. Come cocktail estivo lo consiglio in un Paloma (dove il gin sostituisce la tequila) con pompelmo rosa: così fresco che si potrebbe finire una bottiglia!

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