Ciao Sergio, come nasce Sabir?
Ho fondato Sabir a Palermo nel 2016. Il concetto a cui si ispira il locale deriva dalla consapevolezza che un siciliano della costa, come noi palermitani, sia simile agli abitanti degli altri paesi del Mediterraneo. Viaggiando in Grecia, Tunisia o Marocco è inevitabile trovare punti di incontro e ciò mi ha incuriosito. Queste similarità derivano in parte dal mare, che influenza il modo di vivere e ragionare, e in parte dalla storia della Sicilia che nel tempo è diventata un mix di culture. Approfondendo l’argomento ho scoperto che i paesi del Mediterraneo, per comunicare tra loro durante i commerci, utilizzavano una lingua comune, il Sabir, una commistione di spagnolo, siciliano, genovese, arabo, greco, provenzale…
Da qui l’idea per il mio bar, denominato Sabir, “Città del Mediterraneo”. Inizialmente, infatti, l’arredamento di ogni stanza richiamava i quartieri delle città: il porto, il mercato, la piazza e il luogo di culto con il cielo stellato dipinto sul soffitto. Nel 2020 ho rimodernato il locale togliendo questa differenziazione delle stanze, ma il concetto alla base rimane sempre quello dell’unione dei popoli del Mediterraneo.