Abbiamo parlato del rapporto tra bartender e clienti, ma a quanto pare tantissimi hanno avuto brutte esperienze anche nel rapporto coi colleghi, infatti molti commenti coloriti hanno voluto precisare che “portare serenità al bancone” è anche più importante della bravura. Dunque, il bravo bartender “non deve rompere le p****” né comportarsi male coi colleghi.
Concludo citando un commento al mio post che mi è piaciuto: Con gli anni ho sviluppato la mia personalissima opinione riguardo le qualità che un addetto all’ospitalità debba avere. Sono riuscito a incanalare i vari “umiltà,bella presenza e flessibilità ” di circostanza in un unico attributo che ogni manager/proprietario dovrebbe ricercare: L’abilità di riconoscere le priorità. Una volta capaci di fare ciò, di conseguenza capirai quando è opportuno sorridere o essere serio. Essere flessibili o essere rigidi. Prendere un pagamento o prendere un’ordinazione, fare cocktail velocemente o farli con precisione, e così via discorrendo.” Mi è piaciuto perché mi ha fatto ripensare al mio primo lavoro: per un decennio, negli anni del liceo e dell’Università, anche io ho lavorato dietro al bancone nell’ambito della caffetteria (non nella cockteleria), e la prima cosa che mi hanno insegnato in Italia è stata proprio quella di “avere occhio”, come diceva una delle mie cape, e di non stare mai con le mani in mano perché è brutto sia per i clienti sia per i capi vedere una che se ne sta lì a fare niente. Un altro insegnamento che ritengo giusto l’ho invece ricevuto quando lavoravo come cameriera a Londra, infatti il mio capo diceva a tutte le ragazze nuove: “Non mi importa se non sapete benissimo l’inglese o se non sapete fare qualcosa, ma dovete accogliere il cliente appena entra dalla porta e dovete sorridere sempre.” Sorridere sempre.