La distilleria ha un alambicco di rame “ibrido” creato dall’artigiano tedesco Christian Carl, formato da due alambicchi, uno da 140l con cestello per le botaniche integrato e uno da 450l con cestello per le botaniche a collo di cigno montato di fianco. Con questi alambicchi, che permettono grande capacità e flessibilità, stanno producendo Ki No Bi Gin, descritto come un “dry” con un “accento giapponese”. Ci sono voluti sei mesi e l’aiuto di un grande esperto del settore degli spirits, Masami Onishi, per selezionare le botaniche nipponiche. Tra queste compaiono lo yuzu giallo, dal nord della Prefettura di Kyoto; legno di hinoki, un tipo di cipresso tipico del Giappone; bamboo; gyokuro tea, dalla regione di Uji; e sanshō verde, un tipo di pepe giapponese. Oltre alle botaniche e alla base alcolica di riso, a dare un tocco giapponese al gin c’è anche l’acqua di Fushimi, famosa per la sua purezza, con la quale il gin viene portato a una gradazione del 45,7%.
Il master distiller Alex Davies ha spiegato che non utilizzano solamente il lato scientifico della distillazione come molti altri fanno, ma si rifanno anche all’antica arte della miscelazione. “Per creare il nostro gin separeremo le botaniche in sei diverse categorie: Base, Agrume, Tè, Erbe, Spezie, Fiori e le distilleremo separatamente prima di miscelarle assieme.”
Il lancio ufficiale di Ki No Bi Gin avverrà questo ottobre in Giappone e poi seguiranno altri mercati selezionati. Ancora non si sa quale sarà l’aspetto della bottiglia, ma pare che verrà prodotta dall’azienda specializzata di Osaka Sakai Glass, mentre l’etichetta è stata creata in collaborazione con KIRA Karacho, un atelier karakami di Kyoto operativo dal 1624. Il prezzo di Ki No Bi Gin è ancora un mistero.
Fonti: