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La coltivazione irresponsabile di agave mette a rischio il futuro del mezcal?

Vanessa Piromallo
August 22, 2023

Il mezcal spopola negli USA e nel resto del mondo, ma sono sostenibili la coltivazione e la produzione artigianale ora in atto? Risponde il produttore Méndez-León.

Tra i numerosi talk che si sono svolti durante il Bar Convent Brooklyn, in molti hanno trovato estremamente interessante l’intervento di Juan José Méndez-León, sesta generazione di coltivatori e distillatori di mezcal, che ha parlato di sostenibilità e innovazione in riferimento alla produzione di mezcal. In particolare Méndez-León ha lanciato un importante avvertimento: la crescita di popolarità del mezcal, non supportata da tecniche innovative messe in atto dai fornitori, porta inesorabilmente a quello che ha definito “progresso irresponsabile”.

La raccolta dell’agave che cresce spontanea e delle piante di età inferiore ai sette anni sono pratiche portate avanti da alcuni, ma molto pericolose per l’ambiente. La crescita della produzione industriale del mezcal rappresenta un’opportunità, spiega Méndez-León, ma “dobbiamo stare attenti a come coltiviamo e allo stesso tempo dobbiamo proteggere le coltivazioni di agave e le comunità che vi lavorano. Vi richiamo all’azione e chiedo uno sforzo comune al fine di produrre mezcal in modo più responsabile, in quanto troppo stesso vedo pratiche di coltivazione e di produzione insostenibili.”

Mestizo Mezcal, di Juan José Méndez-León (foto: @ethanlovell)

Tra le pratiche di coltivazione insostenibili, Méndez-León elenca il depauperamento della vegetazione autoctona, la raccolta di piante troppo giovani, l’uso di addittivi chimici, l’erosione della superficie del suolo per l’eccessiva coltivazione (che si verifica soprattutto tra chi cerca di far crescere tipologia più inusuali) e, infine, le monocolture. Tra le pratiche di produzione invece elenca l’uso inefficiente dell’agave americana (maguey), gli stimolatori della fermentazione, l’uso eccessivo di acqua, la crudeltà verso gli animali (per esempio utilizzando asini e cavalli per spingere il tahona, che serve a rompere le piante di agave) e lo sfruttamento della forza lavoro.

Méndez-León propone anche alcune possibili soluzione, per esempio lasciare che le piante seguano tutto il loro ciclo vitale, utilizzare gli scarti di produzione come compost e lasciar “riposare” i terreni prima di piantare l’agave, oltre a nutrire il terreno biodiversificando le coltivazioni.

Per concludere, secondo Méndez-León efficienza, innovazione e sostenibilità sono le chiavi per una produzione di mezcal artigianale a lungo termine, preservando l’eredità culturale e rispettando le risorse.

 

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