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Durante il lockdown il consumo di alcol è aumentato o diminuito?

Vanessa Piromallo
June 17, 2021

Le vendite di alcolici durante il lockdown sono diminuite, ma il consumo casalingo è aumentato... cosa dicono i dati al riguardo?

C’è chi durante il lockdown è dimagrito, chi ingrassato, c’è chi ha iniziato a bere di più, chi di meno. Ma complessivamente il consumo di alcol è diminuito o aumentato? Ci è difficile dirlo in quanto ci siamo imbattuti in dati contrastanti diffusi a livello globale e nazionale. Da una parte abbiamo i dati raccolti dal magazine The Drink Business che indicano un calo delle vendite di alcolici durante la pandemia, dall’altra abbiamo il Rapporto 2020 dell’Istituto Superiore di Sanità che parla di un aumento preoccupante di consumo di bevande alcoliche.

Tu hai bevuto di più o di meno durante il lockdown?

Il magazine inglese dice infatti di aver raccolto i dati provenienti da oltre cento paesi nel mondo e che solo in pochi paesi ci sono stati leggeri aumenti nelle vendite di alcolici (Corea del Sud, Canada, Australia, Russia, Argentina e Brasile, quest’ultimo con l’aumento maggiore, +4,1%). Sono invece molti, secondo loro, che hanno visto le vendite in diminuzione durante il lockdown: il primo paese è il Sud Africa con un calo del 20,4%, seguito dall’India (-19%). Vengono poi Spagna e Vietnam (-14%), Regno Unito (-10,1%), Tailandia (-9,3), Italia e Cina (-8,5%). L’elenco continua con Francia, Messico, Giappone, Polonia e Germania e si conclude con il paese che ha subito un calo minore, cioè gli Stati Unito con un -0,6%.

Eppure se si legge il Rapporto 2020 – Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni, rilasciato dall’Istituto Superiore di Sanità italiano e supportato dai dati raccolti dall’ISTAT, ci si trova di fronte a un panorama completamento diverso. Leggiamo infatti: “Indagini di settore pubblicate hanno segnalato che tra i canali di vendita crescono più gli e-commerce delle cantine (+425%) che i siti e-commerce di settore (+143,59%) e la grande distribuzione si confermano il canale di riferimento per il 36,73% in più di acquirenti. Si legge che cambiano i canali, ma anche la frequenza dei consumi. Il 42,34% degli intervistati dichiara di bere di più dall’inizio del lockdown, mentre il 17,88% beve meno. Il restante 39,78% non ha modificato la frequenza dei consumi. C’è anche chi in smart working a casa ha aggiunto il consumo di alcolici a pranzo (inesistenti nei luoghi di lavoro) a quelli abituali della sera, raddoppiando (come minimo) l’apporto usuale. Un aumento del consumo di alcol sin dall’inizio dell’epidemia di coronavirus è l’indicatore degli orientamenti della popolazione, che in molti casi sembra aver abbandonato l’happy-hour per bere con gli amici durante gli incontri online.”

E’ possibile che con bar e ristoranti chiusi siamo diminuite le vendite complessive, ma aumentato il consumo individuale? Forse sì, ma di sicuro le cifre riportate nella relazione sono mostruose, infatti si parla di un +180%, cioè di un consumo di alcolici quasi triplicato nel periodo del lockdown nel 2020.

Photo by Mathilde Langevin on Unsplash

L’ISS ha anche utilizzato il rapporto per mettere in guardia contro i rischi del consumo eccessivo di alcolici e per smentire la fake news girata l’anno scorso secondo la quale l’alcol avrebbe avuto l’effetto di ridurre i rischi di contagio da Covid-19. Forse però il problema più grande non è il fatto che qualcuno possa averci creduto, ma i problemi psicologici che il lockdown ha scatenato nelle persone spingendole in alcuni casi a bere di più, tema di cui si è parlato in altri studi. Inoltre questi dati sono molto approfonditi per quel che riguarda genere, età e posizionamento geografico delle persone, ma non ci sono dati riguardanti la tipologia e la qualità degli alcolici bevuti (a parte un cenno al fatto che l’aumento ha riguardato più altri alcolici rispetto a vino e birra), il che sarebbe invece per noi molto interessante.

 

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