I caraibici
“Mi fai un cocktail al barracuda?” ed ecco che il bartender prepara pinne, fucile ed occhiali, salvo poi scoprire che era banalmente Maracuja. E se vi chiedono una Margherita? Non vi hanno scambiato per un pizzaiolo, ma volevano solo un Margarita (in salsa napoletana?). I migliori però sono gli ipocondriaci incalliti, che chiedono una Tachipirinha al posto della Caipirinha, ma c’è anche chi ha chiesto una Caprigna o una Capigigna (perché?). Ma anche la Caipiroska suscita degli altissimi picchi di fantasia: c’è chi la vuole Caprioska, chi chiede una Matrioska, chi vuol fare una Capriola alla fragola, chi addirittura sorseggia Lady Oscar e gli ipocondriaci di cui sopra che non si arrendono e chiedono la Tappiroska. Molto gettonato anche il Daiquiri, che diventa Draiquiri o Naiquiri, col Maracaja per i migliori. Grandi soddisfazioni anche sul versante messicano, dove si chiede un Tequila Surprise, invece che Sunrise, ma è Cuba che vince la palma dei cocktail travisati: da quello che voleva bere un Mollito agli appassionati di Piña Colada, che è facile storpiare in Pigna Colata, Pinna Colada, anche se the winner is… quello che ha chiesto un Imma-colata. Ma i migliori sono quelli che chiedono al bancone un buon Cobra libre, ma anche un Cuba Libro o, solo per tifosi napoletani, un Kulibalibre. Senza contare quello che voleva un Cuba Libre con rum Porompompero (olè).
Il suicidio del marketing
Già il rum Porompompero sarebbe sufficiente ad uccidere uno o più pubblicitari sul colpo: anni a cercare di fare branding e poi arriva quello che al bancone ordina una Falangina. Il vino preferito dai travisatori seriali è però il Gewürztraminer, che diventa in un attimo Gustramino, Gustraminer, Greygoosetraminer, Gaystraminer, Jesustraminer (amen). Siamo nella fantasia più sfrenata quando parliamo invece di un Bacardi Freezer, di un ottimo Southern Calfort (per pulire le arterie evidentemente), o di un Billy, che altro non è che un Bailey’s in formato libreria Ikea, che è stato storpiato anche in Byblos da qualche appassionato di moda anni Ottanta. Quello che però deve ancora lavorare sul branding senza dubbio è il rum Zacapa, che è stato ribattezzato nell’ordine: Zatacapa – Zapacca – Zacapra. E poi ci sono gli storpiatori seriali che proprio non ce la possono fare e che lasciano di stucco il bartender, come la ragazza che: “domandò prima una Tents (Tennent’s), che non c’era, quindi ha chiesto una Guens (Guinnes), ma le ho prima spiegato che era una birra nera, e lei ha ripiegato su una Det’s (Beck’s)”.