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Lo studio di CGA by NIQ sui consumi di gin del fuori casa in Italia

Redazione
October 9, 2024

Il potenziale del gin in Italia secondo la nuova ricerca di CGA by NIQ, che sottolinea le significative possibilità di crescita del distillato

Il Gin ha un potenziale che potrebbe portarlo a primeggiare nel mercato del fuori casa italiano. A dirlo è la nuova ricerca di CGA by NIQ, che sottolinea le significative possibilità di crescita della bevanda se combinate all’azione strategica di produttori e fornitori nei confronti dei consumatori, dei canali e delle occasioni di consumo.

Ad oggi il gin & tonic occupa una delle posizioni più alte nella classifica dei cocktail preferiti dagli italiani, trovandosi al quarto posto dopo Aperol Spritz, Mojito e Campari Spritz.

Tuttavia, per guadagnare posizioni, l’innovazione del servizio rappresenta il primo passo verso un’opportunità di crescita sempre più concreta per valorizzare la bevanda e garantirne una maggiore attrattiva da parte degli italiani. Tra queste, in primis, la realizzazione di cocktail che si allineino alla cultura italiana della ristorazione e dell’aperitivo ponendo le bevande a base di gin, ad esempio il gin tonic, come alternative interessanti all’Aperol o al Campari Spritz. 

Inoltre, dallo studio di CGA by NIQ emerge che il 25% dei consumatori di gin considera decisive le raccomandazioni dei baristi nel momento della scelta: i barman esercitano quindi una certa influenza sui tipi di drink ordinati, soprattutto nei locali in cui il gin non è tradizionalmente una delle scelte principali.

Attualmente il gin è scelto nel fuori casa da una percentuale di italiani di poco inferiore rispetto alla media globale – si tratta di un 16% a fronte del 19% – e occupa una posizione più alta in classifica rispetto ad altri alcolici come il rum (14%) e il whisky (12%) mentre segue, in termini di gradimento, aperitivi (42%) e Amari (34%). 

Tra i fattori che ne influenzano l’ordinazione spicca la reputazione del brand, ritenuta fondamentale per il 49% dei consumatori, seguita poi dalla qualità complessiva del servizio, che si attesta a un 34%. In base alle tipologie di gin, invece, rimane salda la posizione nel mercato dei brand britannici, mentre un 52% degli italiani consuma gin aromatizzati dai gusti più diversi – il 28% dei consumatori opta per il limone, il 23% per il lime, il 20% per l’arancia e il 17% per il pompelmo.

Gin Tonic and more: la parola ai barman

Questa bevanda, dapprima ordinata principalmente nei locali notturni, viene ora riscoperta anche in altre occasioni di consumo, anche più rilassate come per i pasti nei ristoranti e per gli aperitivi, occasioni in cui il gin viene accompagnato dal cibo. Infatti, il 33% degli Italiani che consuma gin fuori casa afferma infatti che lo ordina mentre trascorre momenti tranquilli e il 30% per il piacere dell’esperienza; il 29% per il suo sapore e solo il 19% nelle occasioni di socializzazione.

Ciò spiega perché il 78% degli italiani ordina il gin nelle pizzerie e il 73% nei ristoranti, sebbene restino percentuali minori di consumatori che lo consumano nei bar notturni (47%) almeno una volta al trimestre e nelle discoteche (22%).

Luca Gerosa, Sales Industry Leader – Italia, ha dichiarato: “Attraverso questa analisi, CGA by NIQ suggerisce le possibilità di crescita di una bevanda che in Italia ha sempre occupato una posizione interessante del mercato senza mai riuscire a imporsi sulla concorrenza. Il gin si scontra da anni non solo con drink affermati e amati ma anche con una tradizione tipicamente italiana, che predilige situazioni di ritrovo tranquille e informali, che ben si differenziano dagli ambienti in cui, solitamente, si ordina questa bevanda. Sempre più consumatori, tuttavia, lo stanno scegliendo in contesti che si differenziano da quelli originari: ciò significa che il trend di fruizione sta cambiando, e che il gin può, anche grazie a cambiamenti di marketing e partnership, ambire a occupare un posto ancora più allettante nel mercato italiano”.

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