Non a caso la prefazione di Cocktail Safari è redatta da uno storico dell’arte, Jaqueline Ceresoli, che scrive: “Nincevich, agitatore culturale, esplora nuovi potenziali espressivi di oltre settanta cocktail che hanno dato gusto alla storia, compilando una geografia spazio-temporale emozionale, liquida, fluida, transnazionale come l’intreccio di racconti, da scoprire leggendo questo anomalo prontuario dello stile del bere, legato a luoghi della contemporaneità per cartografare una mappa immaginaria di atmosfere sospese tra realtà e finzione. Mete leggendarie, diventate iconiche, attraverso le illustrazioni di Andy Fluon, dal cromatismo fluo-pop.”
Il libro non solo esalta giustamente il lavoro creativo del barman, ma sprona anche le nuove generazioni a liberare il proprio istinto, evitando di seguire pedissequamente le istruzioni. Come sottolinea Fulvio Piccinino, esperto della storia del bere e di miscelazione, è giusto che venga restituita a chi sta dietro al bancone la sua nobiltà, perché questo non è un semplice lavoro per sbarcare il lunario aspettando di trovare una posizione migliore. Al contrario, è un mestiere artistico, che richiede grande studio ed estro personale, un mestiere che un tempo ha rappresentato la libertà di tanti. Ricorda, infatti, Nincevich, che nei Saloon era comune trovare un oste di colore, schiavi liberati che perseguivano il proprio sogno di riscatto attraverso un lavoro onesto e nobilitante.