Quando sei arrivato alla Distilleria Russo avevi già un’idea chiara del gin che volevi creare?
Sì, l’idea era già pronta e da Russo mi hanno aiutato con l’infusione e le filtrazioni delle botaniche. Le tredici botaniche che avevo in mente di utilizzare sono rimaste nella ricetta finale, quello che abbiamo modificato è la proporzione tra di esse, in modo che non ci fossero picchi esagerati di una sulle altre, ma mantenendo le caratteristiche volute. Abbiamo fatto moltissime prove, ma dopo nove mesi ho detto “Basta, teniamo questa.” Il motivo è che avevo notato che facendo provare il gin agli amici, ognuno sentiva emergere maggiormente una botanica diversa, generalmente il gusto che conoscevano meglio e quindi a un certo punto dovevo fidarmi di me stesso prima di tutto.
Oltre alle botaniche avevi già in mente anche il metodo di produzione Cold Compound, vista l’ispirazione ai monaci della Scuola Medica Salernitana?
Sì, infatti abbiamo immediatamente iniziato a lavorare con metodo Cold Compound proprio come facevano i monaci, senza l’aggiunta di zuccheri né coloranti. Il metodo è ciò che crea un legame fra il gin e la tradizione, ma anche con il territorio salernitano. Inoltre il focus è incentrato sul gusto, preferendolo alla trasparenza del liquido.
Ora sto lavorando a un nuovo progetto per creare un prodotto più secco, ma Doctor Martux Gin volevo che fosse così com’è.
Doctor Martux Gin infatti si distingue decisamente per il suo gusto rotondo e bilanciato che alterna note erbacee e balsamiche, ma si distingue anche per il packaging. Come l’hai scelto?
Il design della bottiglia si ispira agli elisir tipici dell’800 che promettevano di curare ogni male, con la sua particolare forma e colore. Anche l’etichetta riprende quelle dell’epoca, con la scrittura fitta, soprattutto sul retro dove vengono spiegate sette delle tredici botaniche. Nelle etichette emerge da una parte l’aspetto tecnico riguardante le effettive proprietà medicamentose delle botaniche, descritte anche in testi antichi, dall’altra quello ludico. Infatti c’è un richiamo ironico proprio a quei finti medici che propinavano presunte panacee per ogni disturbo possibile e immaginabile. Questi dottori fanno parte anche dell’immaginario Steampunk che, come dicevo, mi piace e al quale mi richiamo sia nell’arredamento del mio ristorante sia nella rappresentazione del Doctor Martux sull’etichetta.
Il nome “Doctor Martux” da cosa deriva?
Martux è il nickname che utilizzavo da informatico. E’ l’unione del mio cognome, Martuscelli, e le parole Matrix / UNIX. Questo nickname mi ha sempre portato bene sia nel lavoro sia nel poker sportivo, quindi visto che non c’è due senza tre… conto che mi porti bene anche con il gin!