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Gin Franco: se sommi cortecce e radici, il risultato è un distillato di cuore e di “Annima”

Vanessa Piromallo
November 30, 2021

Annima Spirits ci presenta il suo primo, meraviglioso prodotto: Gin Franco. Unico, inimitabile e ottimo in tutti i cocktail.

Annalisa, Nicola, Marco: sono questi i tre nomi che formano l’acronimo “Annima”, le tre persone creatrici di Annima Spirits, che ha esordito da poco con il suo primo prodotto: Gin Franco. I tre amici, legati dalla passione per l’enogastronomia, hanno deciso di creare una società per portare avanti un progetto capace di unire convivialità, amicizia, famiglia e territorio. Il territorio è quello della zona di Verona, le altre componenti della storia ce le ha raccontate Nicola. Ecco che cosa ci ha detto.

Gin Franco

Nicola, raccontaci i dettagli della nascita di Annima Spirits e di Gin Franco.

C’è una storia emotiva alla base di tutto: il 10 novembre dell’anno scorso è morto mio padre, di Covid. Per sviare alla situazione, per mantenere la testa altrove e allontanare il pensiero, con Annalisa e Marco abbiamo vissuto tante serate di taverna e di cucina. Da amanti del gin quali siamo da sempre, ci siamo messi a fare innumerevoli prove con infusioni preparate da noi, con le nostre mani, creando un distillato primordiale rispetto a quello che è oggi Gin Franco, ma che già aveva le caratteristiche che stavamo cercando. Annalisa e Franco sono miei amici, e mi sono stati molto vicini quotidianamente in quel brutto periodo. Ci siamo appassionati all’idea di creare un gin che ci rispecchiasse, nel quale potessimo credere e riconoscerci. Doveva essere un gin con qualcosa di particolare anche sotto il punto di vista tecnico, con botaniche non comuni. 

Volevamo un Gin italiano con “esperienze dal Mondo”. 

Quali sono quindi le particolarità che contraddistinguono Gin Franco?

L’idea che avevamo in mente era quella di riuscire a creare un gin basato su botaniche diverse dal solito: cortecce e radici. A tutti noi tre soci piace il mondo della profumeria e ci siamo trovati d’accordo nell’intraprendere la sfida di traslare il mondo della profumeria in quello dei distillati. 

A livello tecnico, con questi presupposti, come avete creato Gin Franco?

Partiamo dalle cose facili: c’è l’infuso di chinotto che è fantastico per quanto riguarda la parte citrica, e certamente risulta non comune. Andiamo oltre: c’è il Guaiaco, del quale per Gin Franco utilizziamo solo il legno. Il Guaiaco è un agrume sudamericano, che produce frutti non commestibili. La Galanga, una delle altre botaniche di Gin Franco, è una radice di origine asiatica, che – non saprei come descriverla meglio – assomiglia alle “caramelle che frizzano”. Poi c’è la Cascarilla, che è la corteccia di un albero caraibico. Questi sono i presupposti! Il risultato è Gin Franco: un Distilled Gin, nel quale ogni botanica viene distillata e poi bilanciata con tutte le altre in modo che non ci siano punte di una o dell’altra, in un concerto ben riuscito che rende il blend armonico.

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Da dove arriva il nome: Gin Franco?

Dalla storia che ho raccontato all’inizio poteva sembrare che Franco fosse il nome di mio padre, invece non è così. Questo nome, Gin Franco, vuole dare l’idea di franchezza. Io e i miei soci eravamo questo e continuiamo ad essere questo: a Verona si dice “i butei”, gli amici. Se il dialetto non rende, pensa a qualcosa di schietto, quello siamo noi. Ci troviamo tra amici. Mio padre è sempre il “più uno” con il suo gin tonic al nostro tavolo. Ma questa è un’altra storia.

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Anche la storia dell’etichetta, che è bellissima , promette di essere complessa!

Ma partiamo dalla bottiglia, che è lavorata con vetro riciclato, in bianco – verde, realizzata con un misto di impasti di vetro. Anche la carta utilizzata per l’etichetta segue un metodo brevettato che prevede che per ogni “tot” di carta utilizzata, ci sia in cambio un “tot “ di alberi piantati. 

Nella parte bassa dell’etichetta, quella che ricorda un francobollo, c’è scritta la frase “distillazione individuale di sette botaniche e quattro cortecce dal mondo, nel miglior momento botanico al mondo”: questo per garantire uno spirito sincero e disinvolto, in pieno stile italiano. Nella parte alta dell’etichetta la bicicletta rappresentata è quella di mio padre, mentre nella parte centrale si vedono cortecce, che sono parte fondamentale delle botaniche di Gin Franco. Abbiamo voluto un’etichetta molto complessa, che include elementi di artigianalità, come richiami alla pelle e agli ingranaggi ai lati, al centro mani che setacciano e fanno la farina. Ci sono anche dei cerchi legati l’uno con l’altro: descrivono il senso dell’unione e dello stare bene a tavola. La scritta sull’etichetta “Gin Franco” è costituita da font tutti diversi, non so dirti perché: ci piaceva così.

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Come consigli di gustare Gin Franco?

Per un gin tonic io consiglio di utilizzare una tonica neutra e come garnish una ciliegia candita oppure qualche bacca di pepe di Sichuan. In alternativa è una buona idea utilizzare lime essiccato e fiori di sambuco freschi, messi sopra al lime essiccato. Un gin tonic preparato con Gin Franco è ottimo anche per accompagnare un pasto, ad esempio abbinato ad un crudo di pesce, oppure a fine pasto in coppia con una buona pasticceria secca. Gin Franco si presta anche a preparazioni di altri tipi, è molto versatile in miscelazione: per esempio, è perfetto per un gran Gin Fizz con succo di lime, Angostura alla liquirizia e foglie di basilico. Così come rende in un Martini Cocktail o in un Negroni. Gin Franco ha un gusto deciso, quindi è perfetto per tutti i cocktail decisi!

Avete in mente di uscire con altri prodotti dopo Gin Franco?

Assolutamente sì. Gin Franco è il fratello maggiore. Nasceranno presto dei fratellini che potrebbero essere gin o bitter. Non voglio dire di più per non rovinare la sorpresa!

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